porti e logistica

L'intervento
3 minuti e 14 secondi di lettura
Gentile Direttore,

a proposito delle concessioni portuali, ho sentito quanto dichiarato dal Presidente di Confindustria Giuseppe Zampini a Primocanale e resto convinto delle mie posizioni, che ritengo da una parte corrette e dall’altra legittimate dal rispetto della libertà di espressione che io per primo riconosco a chi è in disaccordo con me.

Sia chiaro, io penso a Genova, alla Liguria e al loro futuro, non entro nel pur legittimo interesse dei concessionari, che però non coincide, almeno in questo caso, con la migliore tutela dell’interesse comune, che invece si può ottenere solo mettendo a gara le concessioni in scadenza dal 2020.

Serve chiarezza, senza prendersi in giro: si chiede che le concessioni vengano rinnovate, con il loro prolungamento, proprio ora con l’evidente intento di eludere la probabile nuova normativa che si ritiene voglia portare a gara i nuovi affidamenti. In tal modo, però, la regola delle gare verrebbe svuotata e in realtà non si potrebbero bandire perché le banchine sarebbero già assegnate per i prossimi 50 anni e quindi chi volesse entrare nei porti potrebbe solo andarsi ad acquistare le società assegnatarie.

E’ bene ricordare che le concessioni sono demaniali, assegnano cioè l’utilizzo di aree che sono pubbliche e allora ci sono punti che vanno approfonditi: 1) qual è oggi il canone pagato per ogni concessione? 2) quanto le Autorità portuali hanno investito su quelle aree? (Forse non tutti sanno che l'Autorità dà quegli spazi in concessione a fronte di un canone, ma investe anche denaro suo, cioè pubblico, su quegli stessi spazi); 3) quanto ha investito, per contro, chi ha in concessione un'area? 4) qual è la reale occupazione diretta prodotta? (su quella indiretta i numeri sono sempre molto e troppo variabili).

Ritengo che questi dati debbano essere resi noti e trasparenti (direi che le Autorità dovrebbero postarle sui loro siti, che invece sono spesso molto parchi di informazioni ed anche poco aggiornati): quando ciò avverrà, le cifre potranno darci una più chiara chiave di lettura.

Oltre a questo penso che se il porto è il futuro della città a Genova, come a Savona, a La Spezia e in altre parti del Paese, pensare di rinnovare e prolungare adesso le concessioni da parte di commissari o Presidenti alla scadenza del loro mandato significherebbe ingessare – nel bene, ma anche nel male - per i prossimi cinque-sei decenni il futuro dei porti e delle città, senza passare attraverso un meccanismo, quello delle gare, che può portare più investimenti, più sviluppo e più occupazione, permettendo di trovare il soggetto migliore a livello europeo.

Gli investimenti chi vuole può farli lo stesso e non è vero, come afferma Zampini, che si bloccherebbe tutto: basta prevedere che chi vincerà le gare rimborsi il concessionario uscente, dedotte le quote di ammortamento. Se, invece, ci sono Presidenti o Commissari delle Autorità portuali in scadenza che se la sentono di portare avanti proroghe decennali ne prenderò atto, ma sappiano che si dovranno assumere la responsabilità di una scelta che continuo a ritenere inopportuna.

Infine, non c’è dubbio che questa vicenda faccia riemergere il problema più generale dell’intero sistema concessorio italiano, come peraltro già rilevato dall’Unione europea. Dalle concessioni autostradali a quelle degli stabilimenti balneari, fino a certe assurdità riguardanti le frequenze televisive di emittenti nazionali e locali, tutto il settore ha un’urgente necessità di riordino. In genere, le concessioni sono assegnate a prezzi bassissimi e molto spesso male utilizzate, per questo ritengo che ci debba essere un adeguamento dei canoni e vincoli più stringenti, ad esempio sotto il profilo occupazionale, per consentire l’utilizzo di un bene pubblico. Che si tratti di frequenze televisive, litorali, banchine portuali o autostrade.