salute e medicina

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Gaia ha 10 anni, lunedì è tornata a casa e per lei questa è la cosa più bella che potesse succedere. Ma Gaia non è una bambina qualsiasi: è entrata nelle letteratura medica perché a Genova all’Istituto Gaslini è stata salvata, strappata letteralmente alla morte con un intervento unico al mondo.

Gaia non aveva speranza ma ha vinto grazie a un gioco di squadra, un’intuizione, l’invenzione di qualcosa che potesse darle quella possibilità su un milione.

Gaia ha resistito 75 giorni attaccata all’ECMO, un dispositivo salvavita che sostituisce la funzione di cuore e polmoni, poi l’unica possibilità, una strada mai percorsa da nessuno su un paziente pediatrico. Gaia con interventi a luglio e settembre viene sottoposta a una sorta di autotrapianto polmonare.

Gaia il suo cuore e i suoi polmoni che reagiscono.

Gaia e la sua battaglia vinta contro la morte. Gaia e le porte chiuse di sei centri trapianto italiani ed esteri “perché era troppo fragile, troppo rischioso” tradotto si sarebbero sprecati degli organi. Gaia e la forza di resistere. Gaia come i bimbi nella rianimazione del Gaslini: piccoli combattenti pieni di tubi con intorno ogni sorta di macchinario, ogni tipo di ‘beep’. Gaia come quei bambini per cui il cuore si stringe e le domande riempiono la testa mentre lo stomaco si stringe. Gaia e il dolore, la paura, le domande, il non capire. Gaia così minuta con il suo caschetto castano rispetto alla gemella.

Gaia e l’abbraccio ai medici e alle infermiere che le hanno dato una seconda vita. Gaia per qualcuno è un miracolo, per altri una favola a lieto fine per me Gaia è il simbolo dell’abnegazione, dell’ impegno di medici e infermieri supereroi del quotidiano che ogni giorno salvano vite e a volte non ci riescono. Gaia e i suoi supereroi per me rappresentano il non arrendersi, il cercare una via d’uscita, perché c’è sempre anche quando non sembra.