cronaca

Una parte dei lavoratori ha firmato la lettera-documento
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È un durissimo “J’accuse” in 13 domande che attendono una risposta. Lo hanno scritto i quaranta dipendenti della Fiera di Genova ai soci della Spa (domani si riunirà il consiglio di amministrazione) e alle categorie economiche della città. Una città, Genova, che ancora una volta sembra osservare con un’ inspiegabile indifferenza questo ennesimo fallimento senza colpevoli.

Sembra, scrivono i dipendenti nel documento che Primocanale anticipa, “che per la società Fiera di Genova spa non ci siano prospettive, mancherebbe continuità aziendale, ma come dipendenti vogliamo ribadire ancora una volta che non siamo dei privilegiati, siamo orgogliosi del nostro passato e vogliamo avere un futuro….Vogliamo scuotervi e aggredire il vostro soave silenzio facendovi 13 domande, ragionate e ragionevoli”.

Ecco alcune delle domande:

“Perché per la costruzione del nuovo padiglione B i soci, tutti concordi, nel 2005 hanno scelto il progetto di Jean Nouvel contro il parere dei vertici e della commissione tecnica interna Fiera che lo giudicavano poco funzionale?

Si sa che l’intero investimento è stato supportato comunque da Fiera e che era stato assicurato (solo l’allora presidente della Provincia aveva sollevato il problema) che in caso di eventuali crisi economiche sarebbero intervenuti i soci? Assemblea del 18/5/2005?

Perché nonostante gli enormi investimenti effettuati sulla Nuova Darsena oltre sei milioni di euro per le infrastrutture, non è mai stata data a Fiera la concessione dell’area se non per alcuni brevi periodi con canoni non paragonabili a quelli applicati ad altri concessionari, e per soli 45 giorni all’anno necessari per il salone nautico?

Perché Fiera è l’unica struttura cittadina motore di indotto e turismo che non può contare su contributi diretti o indiretti al pari di altri?

Ancora una volta per l’irresponsabilità dei soci, il silenzio assordante in particolare della Regione e della Camera di Commercio e l’inerzia della città dobbiamo sperare e ringraziare qualche salvatore della patria che forse tirerà fuori dal cilindro qualche posto? Non vogliamo essere dei pesi morti. Abbiamo bisogno di lavorare e vogliamo farlo per lo sviluppo della nostra città”.