Vincono la spazzatura piena di speranza di Trash di Stephen Daldry; 12 Citizens, rifacimento in salsa cinese del classico di Sidney Lumet. La parola ai giurati; Haider di Vishal Bhardwaj adattamento di Amleto di Shakespeare e, per l'Italia, la leggerezza ottimista dei fuori sede pisani di Fino a qui tutto bene di Roan Johnson. Questo il voto del pubblico della nona edizione del Festival di Roma che si è chiuso ieri sera con un punto interrogativo sul suo futuro (il cda scade a dicembre).
Voto elettronico che ha assegnato Marco Aurelio d'oro nelle rispettive categorie di Gala, Cinema d'oggi, Mondo genere e Cinema Italia. Tutti premi nel segno di una certa eterogeneità. Ma a prendere riconoscimenti sono, tra gli altri, anche il documentario Looking for Kadija di Francesco G. Raganato ambientato in Eritrea. E per la Camera d'Oro miglior opera prima premi a Escobar: Paradise Lost (Gala), a Laura Hastings-Smith produttore di X+Y di Morgan Matthews (Alice nella città) e, infine, una menzione speciale è andata a Last Summer di Lorenzo Guerra Seragnoli (che ha vinto anche due premi collaterali).
Questo per quanto riguarda i riconoscimenti consegnati nella Sala Sinopoli dell'auditorium in una serata condotta da Nicoletta Romanoff e con un parterre dove spiccava la presenza del presidente del Senato Pietro Grasso. Tra i momenti salienti della serata, la dedica al Brasile di Daldry. Il regista britannico ha donato il premio in denaro a una associazione a sostegno delle famiglie delle favelas, cosa che ha subito prodotto il raddoppio dell'assegno da parte di Luigi Abete della Bnl, main sponsor della manifestazione. Da lui un appello a non remare contro questo festival ("c'è troppa gente che fa cortocircuiti" ha detto), e anche il suo forte basta a parlare ancora di festa e festival "le due cose possono convivere insieme senza problemi".
In questa edizione, che sembra aver registrato un leggera flessione in quanto a incassi (mancano ancora i conteggi di oggi e domani), arriva però certo l'addio dal sapore amaro del suo direttore artistico Marco Muller. E' lui a chiudere la serata, prima ringraziando tutti, sostenitori politici e sponsor e poi ricordando come in questi tre anni si è dovuto adattare alla varie filosofie del festival-festa. "Questo è il mio ultimo anno - dice -. Arrivederci Roma, arrivederci Italia". La dedica più bella e sicuramente più originale? Quella di Gaetano Di Vaio che nel ricevere il premio Doc/it per il suo documentario Largo Baracche lo ha dedicato all'ex moglie:" che mi ha aiutato tanto nei momenti difficili della vita".
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Festival di Roma: vincono le favelas di Trash
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