cronaca

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179 donne uccise, +14% rispetto al 2012: il 2013 verrà ricordato come l’anno nero per il femminicidio in Italia: un rapporto Eures infatti ha presentato la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio, pari al 35,7% delle vittime totali. Nel 1990 le donne uccise, invece, erano appena l’11,1% delle vittime totali.

Il 92,4% degli omicidi avviene per mano di un uomo, con un boom di casi in Campania e nel Lazio. Una specie di bollettino di guerra che nel centro italiano è aumentato del 100% (da 22 a 44) rispetto alla passata annata. La famiglia, il luogo in teoria in cui ogni donna dovrebbe sentirsi sicura, è invece spesso la trappola: in sette casi su dieci i femminicidi si sono consumati all’interno del contesto famigliare. Nel 66,7% dei casi è stato il coniuge, il partner o l’ex partner a commettere l’omicidio, mentre nel 19% sono stati i figli a uccidere la madre, spesso per motivi legati al denaro.

Crescono gli omicidi a mani nude, l’emblema della violenza e del rancore nei confronti del gentil sesso, così come l’età media delle vittime. Il movente è quasi sempre la gelosia, mentre cresce anche il dato relativo alle uccisioni per conflitti e dissapori quotidiani. Il dato inquietante, infine, riguarda però l’isolamento delle donne, lasciate sole dalle istituzioni: il 51,9% delle donne uccise nel 2013, infatti, aveva già segnalato/denunciato le violenze subite.