A passare la prova scritta dell'esame di Stato per diventare avvocato in Liguria è stato soltanto il 27% dei candidati. Un dato leggermente più basso rispetto all'anno precedente. "Quello che colpisce non è questa percentuale, che si attesta comunque sui numeri degli anni scorsi, ma il fatto che sia calato il numero dei partecipanti, quest'anno sono stati 457 mentre negli anni d'oro arrivavamo anche ad 800", così commenta il risultato Sandro Vaccaro presidente uscente dell'Ordine degli Avvocati. "L'esame rispecchia la situazione della professione, perché per la prima volta si è registrato quest'anno un calo degli iscritti all'ordine. Abbiamo raggiunto ormai un numero inaccettabile per chi esercita questa professione, basti pensare che solo a Genova su 600 mila abitanti ci sono 4 mila avvocati".Un problema da non trascurare dato che la facoltà di giurisprudenza continua ad essere molto gettonata tra i giovani che a volte la scelgono senza avere una vera e propria "vocazione" iniziale. "Il numero chiuso secondo me non risolverebbe la situazione. Quello che facciamo come Ordine da diversi anni a collaborare con Università di Genova", prosegue Vaccaro. "Non dimentichiamo che la legge professionale consente allo studente nell'ultimo semestre di frequentare già uno studio professionale".
Questo per molti non basta, però, perché dopo i 18 mesi di pratica tanti presentano comunque grosse difficoltà nell'affrontare la prova scritta, che prevede la redazione di un parere motivato di diritto civile, uno di diritto penale e infine un atto giudiziario su un quesito proposto in materia a scelta del candidato tra diritto privato, diritto penale e diritto amministrativo. "La vera riforma deve partire dall'università, perché non bisogna solo riempire lo studente di nozioni ma avvicinarlo alla professione. Nell'arco di cinque anni i ragazzi non scrivono più una riga e finiscono per disimparare a scrivere. Questo è un impatto non indifferente nel momento in cui il neolaureato si affaccia a qualunque tipo di professione".
Non bisogna dimenticare, infatti, che la laurea in giurisprudenza ha diversi sbocchi professionali oltre alle vie dell'avvocato, magistrato o notaio. "Bisognerebbe guardare al modello francese che hanno un percorso professionale e formativo diverso, tale da rendere più accessibile l'accesso al mondo del lavoro", conclude Luigi Cocchi, avvocato amministrativista candidato all'Ordine.
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