FRANCESCO BELTRAME
La Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Genova, con la sua Assemblea aperta a tutti di ieri, 15 aprile 2014, ha offerto valore alle istituzioni, ai cittadini e alle imprese della Liguria, nel solco dell’approccio laico, costruttivo e trasparente che è, dalla sua fondazione come Regia Scuola Navale, la propria carta di identità a livello internazionale e nazionale. Il valore principale dell’Assemblea di ieri sta nell’avere rappresentato in diretta televisiva e trasmesso con valenza formativa, come sempre deve essere per ogni istituzione universitaria, ai propri allievi la cultura dell’ascolto convinta della “loro” Scuola quale elemento necessario affinché possa avvenire il dialogo.
Il dialogo era sulla questione Erzelli, a Genova un vero e proprio mantra da molti anni, e la Scuola, ieri, ha ricondotto invece la questione nel corretto alveo progettuale e realizzativo dai tre punti di vista giuridico-normativo, economico e logistico, così come doverosamente richiamati dal Rettore Deferrari nel corso del suo intervento. Tutte le tipologie di interlocutori hanno avuto modo di esprimere liberamente il proprio pensiero che i media riportano nel dettaglio, seppure con diversi gradi di accuratezza, nelle rispettive cronache.
La sintesi dell’Assemblea può essere presentata in forma di dittico: ciascuna pala del dittico reca una sua conclusione parziale, e l’insieme delle due conclusioni parziali conduce a una superconclusione finale, la quale costituisce il contenuto propositivo di quel valore all’inizio richiamato come inquadramento culturale generale che è il DNA della Scuola. Il Preside Massardo, da buon ingegnere, ha dipinto le due pale, articolando le diverse figure di ciascuna di esse secondo la logica delle due doverose domande: so, what? e what else, if not?, ovvero: allora, quali sono le conseguenze se Erzelli accade? e quale altro scenario è possibile, se Erzelli non accade?
Le figure principali della prima pala raffigurano l’inquadramento generale storico della questione Erzelli, così come concepito dal legislatore nazionale fin dal lontano 1989, ovvero un’attenzione per la reindustrializzazione di Genova, la quale, come altre aree d’Italia, subì la grave crisi del comparto siderurgico, attraverso l’allocazione di risorse per la creazione di un polo industriale ad alta tecnologia nel territorio del Comune di Genova. Da qui, a partire dal 2006, e attraverso ulteriori interventi, l’integrazione in tale polo di un insediamento universitario permanente di studi di ingegneria, per garantire la competitività nel tempo del piano industriale del polo stesso, secondo il ben consolidato modello circolare dell’OCSE (1988) fra ricerca industriale su un dato ambito e ricerca fondamentale strategica mission oriented sullo stesso ambito.
I colori e i tratti usati da Massardo hanno connotato non solo il disegno della ricerca e dello sviluppo, ma pure il disegno dell’innovazione: sostenibile e distribuita (sempre secondo l’OCSE), specialmente grazie a Internet. Massardo ha richiamato l’attenzione di tutti sul fatto di come proprio attraverso l’utilizzo di tale stile figurativo – e non di altri stili, relativi a periodi di raffigurazione dell’universo industriale del passato - si possa essere percepiti in modo attrattivo dal mercato mondiale del tempo attuale.
La conclusione parziale della prima pala è che occorra portare a valore tutte le risorse fin qui impiegate o impegnate, private e pubbliche, materiali e immateriali, per adempiere al disegno originale del legislatore, rimodulando tutto ciò che oggi sembri opportuno, ma certamente avendo in chiaro quale primo indispensabile elemento per ogni decisione responsabile, da parte di ogni attore, il piano industriale come capitolo primo del libro Erzelli: ovvero, quali prodotti, quali servizi concretamente si intenda produrre in quel luogo.
Le figure principali della seconda pala rappresentano gli aspetti del rapporto fra le risorse effettivamente disponibili oggi per gli investimenti e quelle per la loro manutenzione e gestione sul lungo periodo, e gli aspetti importantissimi relativi alla logistica e ai trasporti (in senso ampio, accesso, parcheggi e relativi costi per gli studenti, i quali devono essere ragionevoli), da sempre identificati in atti come criticità rilevante dalla Scuola Politecnica, data la dimensione del bacino di utenza: circa 4000 persone. A oggi, esistono risorse per la progettazione del piano di mobilità, ma non per la sua realizzazione, ed è ben noto il rapporto dei costi di realizzazione che sono certamente superiori di almeno un fattore 15. La conclusione parziale della seconda pala è la necessità di un piano per la logistica credibile e verificabile.
La superconclusione dell’Assemblea di ieri è dunque che due sono gli elementi messi dalla Scuola sul tavolo dei decisori per una decisione responsabile sulla questione Erzelli, la quale, vale la pena ribadirlo, non consiste nel trasferimento della Scuola di Ingegneria in località Erzelli, bensì in un disegno complessivo credibile del polo di Erzelli: il piano industriale (che cosa si fa) e il piano della logistica (come si accede), entrambi dotati dei corrispondenti elementi quantitativi e di dettaglio della sostenibilità, ovvero delle risorse nel tempo breve, medio e lungo. Per il bene di tutti.
Francesco Beltrame è docente di Bioingegneria
cronaca
IL COMMENTO / Erzelli, chiarezza su piano industriale e trasporti
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