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Il senatore ligure "indipendente e lontano dai partiti" a Primocanale.it
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Domenica urne aperte in 49 comuni della Liguria. Il risultato di Savona avrà eco nazionale, accanto a Roma, Milano e Napoli. Ma anche porti e infrastrutture, fino al referendum sulla riforma costituzionale. Questi, e molti altri, sono i temi toccati nell'intervista del senatore Maurizio Rossi (Gruppo Misto-Liguria Civica), che si defnisce "indipendente, lontano dai partiti", a Primocanale.it. Il filo conduttore di tutte le risposte del parlamentare ligure è uno solo: la Liguria, che - spiega Rossi - "ho deciso di difendere come unico obiettivo del mio mandato" (foto da Lamescolanza.it).

Partiamo dal territorio. Chi si occupa oggi della Liguria in Parlamento?

"Le racconto un aneddoto. Un giorno un esponente importante del Parlamento, uno di quelli che è lì da tempo, mi si avvicina e mi chiede: "Ma chi sono gli altri parlamentari liguri? Non mi viene in mente nessuno oltre te". In realtà, abbiamo due ministri e molti parlamentari. Il problema però è che non portano avanti battaglie per la Liguria. Sembra che 'si vergognino' di essere liguri. Questo perché c'è chi pensa che per vivere tranquilli sia importante non toccare i poteri forti. In effetti, mi sono reso conto che, da quando ho intrapreso la mia avventura in Senato, mi sono fatto molti nemici e ho rotto molte amicizia o conoscenze".

Ad esempio, con chi le dispiace aver rotto i rapporti?

"Il caso più eclatante è quello di Aldo Spinelli. Un simpaticone, che però vede tutto in funzione del suo business e non - secondo me - nell'interesse della città, del Porto e della comunità. E non lo condivido. Va bene che uno debba fare i suoi interessi ma non devono mai contrastare con l'interesse generale. Lui esagera ma è anche vero che, se ha questo atteggiamento spesso arrogante e prepotente, non è colpa sua ma della politica che lo ha abituato così, a fare sempre e comunque il bello e il cattivo tempo. Ora si meraviglia se magari non tutto gira come vorrebbe lui. Ma ora i tempi sono cambiati, per lui e per tutti. Noi genovesi - compreso Spinelli - dobbiamo pensare alla strategia del futuro della nostra "città-porto". Dobbiamo difendere gli interessi della collettività nell'interesse di tutti. Dobbiamo aprirci a oltre Appennino e dobbiamo cancellare il protezionismo locale che non mi pare abbia portato ricchezza e occupazione, considerato che se siamo i peggiori nel Nord Italia per disoccupazione, età media e insediamenti di nuove aziende. Ma questo deve farlo la politica, non certo Spinelli o gli imprenditori. Purtroppo, però, la politica è debole e senza alcuna progettualità. Mi dica cosa si pensa di fare di Genova? Si chiude la Fiera senza sapere cosa farne. Per me questa è stata la coltellata alle spalle di questa Amministrazione, che per difendere i suoi interessi e non pagare il debito di 14 milioni che aveva con la Fiera ha preferito ucciderla. Ma questa è solo la goccia di una devastazione totale della nostra città, che soffro a vedere ridotta così male".

Cosa pensa della situazione dei porti italiani?

"C'è tanto lobbismo, molta difesa di interessi particolari e nessuna apertura al mercato europeo e internazionale. Le incredibili proroghe decennali concesse da alcune Autorità Portuali come Savona, Spezia e Trieste rappresentano una vergogna per il Paese. Le concessioni in Italia vengono viste sempre e solo nell'interesse dei concessionari e mai degli utenti, dei cittadini. Che siano banchine portuali, frequenze televisive, spiagge e stabilimenti balneari, concessioni autostradali, è tutto uno schifo. È una concentrazione del peggio che il Paese sa offrire. Nessuno capisce, o fa finta di non capire, che le concessioni sono di aree o di beni che sono dello Stato, dei cittadini, non dei concessionari che le hanno avute sino alla scadenza. Il Governo da questi beni dovrebbe trarre il maggior profitto in modo da avere risorse da reinvestire. E dovrebbe ottenere garanzie di investimenti, occupazione e traffici. Deve essere chiaro che, se c'è una scadenza, alla scadenza si deve andare a gara. Adesso lo dice anche il Consiglio di Stato. Io lo dico da un anno e per questo mi sono sentito dare più volte dell'incompetente. Diciamo che forse ho rotto un meccanismo consuetudinario e di questo ne vado orgoglioso. Credo sia uno dei risultati concreti più importanti del mio mandato elettorale. A Genova, grazie anche al Presidente Merlo, la partita è ancora aperta. Purtroppo in Italia e in Liguria si difendono rendite di posizione, tanto che si arriva a proporre delle proroghe sino a 60 anni. Di fatto sono delle privatizzazioni 'mascherate'.  È chiaro che è tutto sbagliato. È una mentalità opposta rispetto a quella del resto d'Europa. Per fortuna proprio l'Europa tiene gli occhi addosso al nostro Paese, che cerca di fare il furbo su tutti i settori concessori. Questa mia posizione irrita molte persone, ma se faccio politica penso di avere il dovere di occuparmi della cosa pubblica non degli interessi di questo o di quello. E vi garantisco che queste posizioni politiche si pagano"

Parliamo di collegamenti. Lei ha usato spesso il termine "isolamento" riferendosi alla Liguria. Qual è la situazione?

"Drammatica. E nessuno comprende davvero il problema. Il Comune è assente. La Regione sta lavorando bene sul medio-lungo periodo ma non ottiene nulla per il breve, che è quello di cui noi abbiamo bisogno subito. Ci servono a breve dei collegamenti che permettano a noi liguri di spostarci meglio, ai turisti di venire qui più agevolmente e a chi vuole insediare un'azienda di non essere troppo penalizzato. Noi dobbiamo lavorare per ottenere subito un collegamento per Milano e Roma. Lo dico da due anni ma io non sono un amministratore, non è in mio potere trattare e stipulare i contratti con Trenitalia. Abbiamo dei problemi con i treni e con gli aerei, Inoltre le nostre autostrade sono fuori norma dal punto di vista della sicurezza. E poi ci sono sempre lavori e corsie uniche. Basta sentire le radio che si occupano di traffico per rendersi conto che si parla sempre della Liguria e in particolare del nodo di Genova".

Si sta avvicinando il momento del referendum sulla riforma costituzionale voluta fortemente dal governo Renzi. Come valuta questa riforma e cosa voterà al referendum.

"È una situazione molto delicata. Sinceramente sono convinto sia un errore far coincidere l'esito referendario con la caduta o meno di Renzi. Stiamo parlando di una riforma costituzionale e non si dovrebbe discutere per slogan, come purtroppo sta avvenendo. Diciamo che non è assolutamente vero che comporterà risparmi significativi. Se si fosse abolito il Senato, se si fosse fatta una camera unica, allora si ci sarebbe stato un vero risparmio. Credo che ci vorrebbe una diminuzione del costo delle Regioni e che andrebbero chiariti bene quali saranno i ruoli delle Regioni. Ma la realtà è che l'errore principale è stato eliminare le province e non le regioni, che andavano sostituite con le macroregioni. Come si fa a continuare ad avere regioni, come la nostra, che hanno soltanto un milione e mezzo di abitanti? Comunque, per capire bene quello di cui stiamo discutendo, bisogna leggere e guarire insieme la riforma costituzionale e la legge elettorale. Ma lei si rende conto che la Valle D'Aosta e le province di Trento e Bolzano esprimeranno insieme sei senatori, mentre la Liguria - che ha una popolazione superiore - soltanto due? Siamo all'assurdo e questo soltanto perché Renzi ha bisogno dei voti delle Autonomie. Ritengo che sia inaccettabile e per questo sono contrario alla riforma costituzionale. Perché, insieme alla nuova legge elettorale, finisce con il rendere ancora più marginale la Liguria rispetto al resto del Paese".

Mancano poche ore alle elezioni amministrative. Che idea si è fatto e per chi voterebbe?

"Voterei in modo diverso in ogni grande città. A Roma voterei certamente per la Raggi. Sia destra che sinistra hanno combinato molti guai e sono legate a doppio filo con quel sistema fitto di relazioni che pervade ogni aspetto della Capitale. Bisogna cambiare e rompere alcuni meccanismi e credo che solo la Raggi possa provaci. Dico provarci perché gliene combineranno di tutti i colori per dimostrare che non è in grado di amministrare. È possibile che si formi un patto del Nazareno in salsa romana: tutti contro la Raggi. Ma i cittadini dovranno avere la capacità di comprendere e il coraggio di aiutarla a rompere un sistema di potere tra i peggiori del mondo. A Milano devo dire che ci sono due bravi candidati. Vorrei avere questi problemi a Genova, perché si tratta di due candidati che, chiunque vinca, ci sarà un buon sindaco. E consideriamo che Milano è già lanciata come unica vera città internazionale. Quando si va a Milano davvero si respira un'altra aria. Ma il merito è dei milanesi, non certo dei politici. A Milano la classe dirigente - fatta di commercio e industria - è più forte della politica e i politici sanno che non possono scherzare con i cittadini. A Savona oggi non posso dirlo, rischierei di essere accusato di condizionamento del voto. Direi comunque che il livello dei candidati è molto buono, e rappresentano una novità. Speriamo che il voto esuli dai diktat dei partiti, ma che ognuno possa scegliere con la sua testa. Certo, non posso però dimenticare quello che è stato fatto in questi anni dai partiti su Vado, sulla folle proposta del deposito di bitume, sulle concessioni portuali e molte altre partite che non ho per nulla condiviso e sulle quali restano molte ombre. Quindi su Savona dico 1-X-2.

In conclusione, cosa pensa del governatore Giovanni Toti, del sindaco Marco Doria e delle Comunali a Genova nel 2017.

"Ne parliamo fra un po'. Lasciamo passare le elezioni amministrative nel resto del Paese e poi inizieremo seriamente a parlare di Genova. Il tema è importante e spinoso e non si limita a due persone. Bisogna procedere a un'analisi molto più complessa che non riguarda loro, ma i partiti, i nostri cittadini e le categorie".