salute e medicina

Il direttore della Neonatologia del Galliera
2 minuti e 5 secondi di lettura
Abbiamo sempre pensato al neonato come a una piccola creatura meravigliosa, ma dipendente e immatura, capace di esprimere reazioni di disagio o di adattamento ai fini esclusivi della sopravvivenza. Le numerose evidenze portate dagli studi di psicologia perinatale ci presentano invece un neonato profondamente diverso, in continua interazione con l’ambiente fisico e sociale, un collaboratore “attivo”, con uno stile proprio e un repertorio di risposte correlate al temperamento secondo un corredo personale di predisposizioni e sensibilità.

Dobbiamo pertanto imparare a considerare sempre più la nascita non come l’inizio dell’esistenza, ma come un momento di “transizione di ambiente”, una continuità essenziale di processi maturativi biologici ma anche relazionali. Nei fatti sono sempre maggiori le evidenze per cui la qualità degli stimoli tattili, olfattivi, gustativi e uditivi, ma anche emozionali, ricevuti dal feto durante la gravidanza è in grado di condizionare la qualità dell’individuo che nascerà. Il feto reagisce a stimolazioni sonore attraverso variazioni del movimento o della frequenza cardiaca e questo lo si ritrova nel neonato fin dai primissimi giorni, quando si evidenziano precisi comportamenti di riconoscimento o di orientamento attentivo per la voce umana rispetto ad altri suoni. In particolare è in grado di discriminare tra altre la voce materna riconoscendone modulazione e ritmo complessi in particolare se racconta una storia già ascoltata nel corso della vita intrauterina. Anche la capacità di visione del nuovo nato, spesso interpretata come una funzione immatura e incompetente, appare invece perfettamente funzionale al gioco interattivo con la madre.

I neonati, infatti, sono particolarmente attratti dal triangolo occhi bocca dell’interlocutore e orientano la loro attenzione verso chi ricambia il loro sguardo. E’ questa una chiara capacità di interazione che porta la madre a a ricambiare lo sguardo con sorriso, parole e carezze che altro non fanno che rinsaldare le esperienze intrauterine. Il neonato è in grado di ricordare e questo avviene fin dal momento della nascita. Certamente è una memoria particolare, cosiddetta semantica, cioè non ci si ricorda come si è appresa ma è molto durevole e comprende parole, norme sociali e conoscenze del mondo da esperienze dirette. Tutte queste acquisizioni ed esperienze rinforzano la sensazione che i neonati ci sorprenderanno sempre più perché hanno molte più risorse di quanto si immagini e possono, finalmente, contare sulla nostra attenzione.

*Dott. Massimo Mazzella - Direttore Dipartimento area materno infantile e direttore S.C. Neonatologia Galliera Genova