cronaca

L'italo-senegalese chiederà nei prossimi giorni di essere interrogato dal pm
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"La pistola non è mia. E' di Vincenzo Morso, fate tutti i rilievi e lo vedrete". E' quanto ha detto Marco N'Diaye, il genovese di origini senegalesi arrestato giovedì scorso nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Davide Di Maria, avvenuto sabato scorso a Molassana per un regolamento di conti, al gip Ferdinando Baldini durante l'interrogatorio di garanzia. N'Diaye, difeso dall'avvocato Alessandro Vaccaro, ha raccontato di avere visto Vincenzo Morso impugnare la pistola e di essersi scagliato contro di lui per strappargliela di mano.

"Siamo caduti a terra e ho cercato di togliergliela. Ma non ho visto cosa succedeva. Ho sentito uno sparo e poi sono stato colpito con il coltello da Guido Morso". Il senegalese ha anche spiegato che il colombiano Christian Beyron (amico della vittima) ha mentito circa la ricostruzione dei fatti perché "è un tirapiede dei Morso e ha concordato questa versione con loro". N'Diaye chiederà nei prossimi giorni di essere interrogato dal pm Silvio Franz che coordina l'inchiesta della squadra mobile. Per l'omicidio sono accusati i due Morso, padre e figlio. Guido si era consegnato 24 ore dopo ai carabinieri mentre l'anziano è ancora ricercato anche se il cerchio inizia a stringersi. I carabinieri della compagnia San Martino, hanno scoperto che l'uomo subito dopo la fuga aveva trovato ospitalità da una donna, sulle alture di Genova. La donna, però, interrogata dai militari, ha detto di essere stata contattata da Morso per vedersi ma che quando è arrivata all'appuntamento non lo ha visto. La donna rischia così un'accusa per favoreggiamento.