porti e logistica

"Costruita senza tener conto di possibili incidenti"
1 minuto e 37 secondi di lettura
 Chiesto il rinvio a giudizio per i 18 indagati, tra persone fisiche e società, nell'inchiesta bis sulla costruzione della torre piloti, crollata il sette maggio 2013 dopo che la nave Jolly Nero si schiantò contro di essa causando la morte di nove persone. Tra le persone indagate i progettisti della torre, i collaudatori e i datori di lavoro delle vittime. L'inchiesta era nata dalla denuncia di Adele Chiello, mamma di Giuseppe Tusa, morto nel crollo. Il pm aveva chiesto l'archiviazione ma il gip aveva ordinato nuove indagini.

Secondo l'accusa, la torre piloti di Genova venne "costruita a cavallo della banchina senza tenere conto delle azioni non ordinarie incidenti sulla struttura come ad esempio l'urto delle navi in manovra nello spazio acqueo antistante al manufatto ed in assenza di qualsiasi protezione".

Le persone indagate sono il commissario e i dirigenti tecnici del Consorzio autonomo del porto di Genova (Gino Capocaccia, Angelo Spaggiari, Paolo Grimaldi, Edoardo Praino) che avevano redatto il progetto precontrattuale per la costruzione; il presidente e i membri della sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici che espressero parere favorevole al progetto (Ugo Tomasicchio, Mario Como, Antonio Rinaldi, Giuseppe Parise); il progettista Bruno Ballerini; il collaudatore Giorgio Mozzo.

Nell'inchiesta sono entrati anche i datori di lavoro delle nove vittime e i responsabili della sicurezza. Sono così stati iscritti l'ammiraglio Felicio Angrisano e l'ufficiale Paolo Tallone della Capitaneria di Porto; Giovanni Lettich e Sergio Morini della corporazione Piloti e Gregorio Gavarone e Roberto Matzedda della società Rimorchiatori riuniti.

In particolare, secondo l'accusa, i datori di lavoro "non adottavano le misure necessarie a tutelare l'integrità fisica dei lavoratori facendo continuare a lavorare i dipendenti nella torre omettendo di valutare il notorio rischio derivante da urti delle navi in manovra legati ad avarie e ad errori umani, e omettevano di aggiornare il documento di valutazione dei rischi senza predisporre alcuna misura idonea a tutelare l'integrità dei dipendenti".