cronaca

La storia di chi ha dovuto abbandonare casa
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"Siamo usciti così come eravamo vestiti al momento del crollo. Poi non ci hanno più fatto rientrare a prendere nulla. Così non si può andare avanti". la preoccupazione, l'amarezza e lo sconforto sono dipinti chiari nei volti di chi ha dovuto obbligatoriamente abbandonare le proprie case. Via Porro, via Fillak e le altre abitazioni sono state fatte sfollare dopo il crollo di Ponte Morandi a Genova.

   

"Io ho un piano terapeutico da seguire - spiega una signore al centro civico Buranello dove è stata allestita il centro di accoglienza per gli sfollati - ho dovuto recuperare le medicine. Ci siamo dovuti comprare magliette e abbigliamento intimo". Il Comune di Genova attraverso la vice del sindaco Marco Bucci ha già fatto sapere che quelle palazzine sono destinate a essere abbattute.

"Non sappiamo cosa fare - precisa ancora il marito - . Abbiamo trovato ospitalità da nostra figlia ma non ci puo ospitare a lungo, due-tre giorni massimo. Serve una soluzione alternativa, così non sappiamo che pesci prendere". Le istituzioni locali si sono già mosse per trovare la disponibilità di abitazioni per tutti coloro costretti ad abbondonare casa.  Intanto al centro civico Buranello di Sampierdarena sono solo tre le persone che hanno trascorso la notte. Tutte le altre hanno trovato ospitalità da parenti e amici.  

Giuseppina e Giovanni anche loro sono sfollati e spiegano: "Ci hanno offerto di andare in qualche albergo, Stiamo trovato una grande solidarietà da parte di tutti. Ci servono vestiti per cambiarci. La casa è nostra, ci auguriamo che venga fornita una soluzione adeguata, una cosa decorosa".