cronaca

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 Non ci sarà solo il reperto 132, che mostrerebbe un avanzato stato di corrosione dei cavi di acciaio dentro lo strallo di cemento armato crollato del ponte Morandi, a partire per Zurigo. I periti nominati dal giudice per le indagini preliminari, insieme ai consulenti della procura, hanno individuato altri due reperti "importanti" da fare analizzare nei laboratori svizzeri, per fare luce sul crollo del ponte Morandi, collassato lo scorso 14 agosto inghiottendo 43 persone.

Si tratta di una parte dell'impalcato e una porzione delle "antenne", la parte superiore della struttura. La partenza dei reperti dovrebbe essere fissata per la prossima settimana. I detriti verranno issati con una gru e sistemati in tir che verranno scortati dagli uomini del primo gruppo della guardia di finanza. In laboratorio verranno esaminati i materiali con cui vennero costruiti e lo stato di degrado degli stessi.

Lunedì e martedì in procura verranno interrogati gli ingegneri della Spea, indagati insieme ad altre 19 persone, che si occuparono di redigere il progetto di retrofitting (i lavori di rinforzo delle pile nove, quella crollata, e la 10). Si tratta di Massimiliano Giacobbi ed Emanuele De Angelis. Secondo i militari della guardia di finanza, guidati dai colonnelli Ivan Bixio E Giampaolo Lo Turco, Autostrade era consapevole dello stato di ammaloramento del viadotto ma ritardò gli interventi pensando di riuscire a scongiurare il peggio con i lavori di rinforzo che sarebbero partiti tra la fine di quest'anno e il 2019.