cronaca

Una preghiera in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato
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  Una veglia per pregare insieme, cristiani e musulmani: è questa l’iniziativa della comunità di Sant’Egidio per la Giornata Mondiale del Rifugiato. Un tradizionale momento di preghiera che è stato già organizzato anche gli anni scorsi e in altre città. "Il nome "Morti di speranza" può sembrare un ossimoro, ma è quello che succede a tante persone che sperando in un futuro migliore hanno lasciato la propria terra", spiega Doriano Saracino, della Comunità di Sant’Egidio. "Una preghiera che diventa memoria".

E la basilica dell'Annunziata si è riempita di cattolici, ortodossi, evangelici, rifugiati o genovesi, mentre i musulmani si sono riuniti all’esterno della chiesa. Si sono ricordate alcune storie di rifugiati che hanno perso la vita in mare e non solo, con le candele accese per ognuno di loro. "Le storie sono tante: alcune senza nome, ma altre che hanno fatto il giro dei giornali come la mamma nigeriana respinta sul confine a Bardonecchia, il senegalese che ha perso la vita sommerso dalla neve, la piccola curda uccisa dagli spari sul confine del Belgio".



Questa è soltanto una delle tante iniziative di Sant’Egidio per promuovere l’integrazione e l’accoglienza: tra i progetti ce n'è uno in particolare, "Corridoi umanitari", che si propone di "dare un canale legale di immigrazione. Sono persone che hanno vissuto in campi profughi in Libano , che sono scappate dalla guerra in Siria, che vengono dalla Somalia e dall'Eritrea", spiega Saracino. Una volta giunte in Italia, la volontà è quella di inserirle nel mondo del lavoro e della scuola, dopo averle accolte all'interno delle case della comunità a spese dell'associazione.

Tema che accende il dibattito quello dell'accoglienza, in un momento in cui l’Italia ha chiuso i porti alle nuove navi di migranti. "Io credo che in Italia prima che i porti si siano chiusi i cuori. Forse per paura, per motivi che posso capire benissimo si è voluta chiudere la strada dell'accoglienza. Lo scopo di questa preghiera è proprio quella di aprire i cuori prima di tutto e provare poi a trovare una soluzione diversa", conclude Saracino.