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Mi chiamo Andrea. Faccio parte della redazione di Primocanale Underground, un gruppo di giovani ragazzi volenterosi di fare esperienza in un vero ambiente di lavoro. Mi occupo insieme a Davide e Matteo (due colleghi) di una nuova rubrica sul Fantacalcio. Proprio Matteo, pochi giorni fa, ha scritto un articolo sulla sua fede blucerchiata. Dopo aver provato a capire i motivi di questa sua sfortunata scelta calcistica, ho pensato di rispondergli indagando a fondo nella mia vita da genoano, o da "grifone", per rispondere alla fatidica domanda: "Perchè tifi Genoa?".

A differenza sua, devo rivelare che, purtroppo, non sono da sempre un tifoso del Genoa. Ma solo perché mi sono interessato al calcio molto tardi, nel 2012, con la cavalcata europea in azzurro di Prandelli, che oggi siede proprio sulla panchina del Grifone. Gli europei giocati in Polonia ed in Ucraina hanno segnato l'inizio della mia passione, anche se non ricordo bene quando ho deciso di legarmi indissolubilmente alla causa rossoblu. Ricordo però la sera della vittoria in semifinale contro la Germania grazie alla doppietta di "Super Mario" Balotelli. Ero in vacanza ed, entusiasta per il raggiungimento della finale, chiamai mio nonno. In quel momento capii, forse, quanto è bello condividere una passione così forte con le persone che si amano. Pertanto, visto il sangue rossoblu di tutti i miei familiari eccetto mio padre, purtroppo vittima del "sampdorianesimo", non potevo fare altro che entrare anche io in questo bellissimo popolo.

Inizialmente, però, ero solamente il tipico simpatizzante al quale non interessa sostenere la squadra ma che è felice quando quest'ultima vince, nonostante gli sia indifferente se ciò non dovesse avvenire. La completa trasformazione in "bibino" avviene il 1 Settembre 2013, quando mio padre riuscì ad ottenere due biglietti per Genoa Fiorentina, una partita che difficilmente scorderò. Infatti, nonostante il risultato particolarmente pesante che non sto qui a ricordare, provai per la prima volta le sensazioni di un vero genoano e capii cosa voleva dire esserlo sul serio. Entrai nello spirito genoano, quello che è sempre speranzoso che la propria squadra possa fare meglio ogni anno ma che è anche rassegnato alle continue demolizioni da parte del presidente Preziosi.

Una volta uscito dallo stadio, realizzai quanto era importante per me questa squadra e quanto lo sarebbe diventata ancora. Purtroppo, non avendo l'abbonamento alle diverse e sempre più in crescita pay tv, sapevo che l'unico modo per vedere giocare la mia squadra del cuore era quello di andare allo stadio oppure sperare che andasse avanti in Coppa Italia. Purtroppo nella seconda manifestazione nazionale il Genoa non ha sempre brillato venendo surclassata troppo spesso da avversarie meno quotate come lo Spezia e l'Alessandria e, pertanto, continuai ad andare allo stadio diventando sempre più un tifoso a tutti gli effetti.

Ricordo che, quand'ero alle scuole medie, nel 2015 assistetti dal vivo a Genoa Torino 5-1 e la mattina seguente documentai questa schiacciante vittoria scrivendo il risultato sulla lavagna. Il mio professore di Italiano fece lezione senza cancellare la scritta, essendo fortunatamente genoano. Proprio con questo insegnante ho instaurato un rapporto abbastanza stretto fondatosi sulla nostra più grande passione: il Genoa. Ricordo quando il lunedì discutevamo, durante la ricreazione, riguardo la prestazione offerta dalla squadra la domenica e riguardo gli obiettivi che si potevano perseguire. Infatti, proprio nel 2015, il nostro amato grifone aveva guadagnato sul campo la qualificazione all'Europa League. Tuttavia il presidente Preziosi, dimostrando totale sfiducia nella squadra, non aveva ottenuto la licenza UEFA e pertanto presero il nostro posto i nostri cari cugini sampdoriani.

Mio padre, avendo notato quanto io fossi legato a questi colori, la stagione calcistica successiva (2015/2016) mi comprò l'abbonamento tanto agognato grazie al quale, finalmente, potevo godermi il mio Genoa a tutti gli effetti. Di quella stagione, ricordo una partita emozionante ovvero Genoa Sassuolo 2-1 con il bellissimo primo goal del "general" Rincon seguito dalle reti di Acerbi e Pavoletti. Con quest'ultimo che rispose due minuti più tardi,al 95esimo, al difensore neroverde spingendo la palla in porta di testa su bellissimo cross di Cissokho.
Altra partita importante fu il derby di ritorno, quando con la doppietta di Suso e la rete del solito Pavoletti surclassammo la Sampdoria.

In quella stagione raggiungemmo ben presto la salvezza ma non potemmo aspirare a qualcosa di più.

La stagione seguente, la situazione fu ancora più dura con diverse goleade subite e con una salvezza ottenuta solamente grazie alle prestazioni ancora peggiori di Empoli, Palermo e Pescara. Questa discesa verticale può essere spiegata anche grazie al passaggio di mister Gasperini all'Atalanta e l'arrivo sventurato di Juric. Con l'allenatore croato sulla nostra panchina riuscimmo perfino a prendere cinque reti dall'ultima della classe e ciò gli costò la panchina, affidata per un breve periodo a Mandorlini. Dopo diverse prestazioni scadenti del tecnico ravennate, Juric ritornò e concluse la stagione senza grandi risultati. Di quella stagione ricordo, infine, l'ultima partita che disputammo contro la Roma all'Olimpico quando il capitano, tanto amato, Francesco Totti appese gli scarpini al chiodo. Quella stagione fu di pura sofferenza e ciò mi fece capire come il nostro popolo, nonostante le mille difficoltà, rimanga fedele sempre soffrendo ma sostenendo ugualmente la squadra.

La scorsa stagione, invece, non è stata degna di nota ed abbiamo raggiunto, come da abitudine, una semplice salvezza tranquilla. Ci siamo però affermati, dopo un inizio da horror con Juric, una delle migliori difese del campionato con Ballardini. Purtroppo Preziosi ha sempre mostrato una certa antipatia nei suoi confronti e, appena ne ha avuto la possibilità, lo ha esonerato per richiamare l'acerbo Juric, ancora sotto contratto. Però, non potendo più opporsi di fronte all'evidenza, Preziosi ha dovuto ammettere i limiti del suo pupillo e chiedere aiuto a Prandelli. Per me è stato, pertanto, un ritorno agli albori, di quando ancora non sapevo cosa fosse il Genoa e cosa significasse essere un vero grifone.

Esserlo significa perlopiù soffrire e vivere di false speranze ma anche essere fra i sostenitori del club, non solo più antico, ma anche più affascinante del mondo.