cronaca

Raggiungere l'esposizione di antiquariato, una vera e propria avventura
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Metti una sera d'inverno con il buio già calato in quello scenario fantastico di Corso Italia dove la Sopraelevata mille luci e colori piomba su Piazzale Kennedy. Metti che sei un turista di quelli che hanno scoperto Genova e tutti battono le mani felici: ma guarda come siamo diventati bravi a accogliere, come ci cercano, quante cose siamo in grado di mostrare loro.

Metti che sei questo turista e ti indirizzano, appunto, alla Fiera del Mare, in fondo alla Sopraelevata per visitare Antiqua, grande mostra di antiquariato, vero spolvero di cose belle.

La Fiera del Mare: da turista sai che questa Fiera è un vero must genovese, ci facevano o no il Salone Nautico Internazionale, che ancora ti ricordi quanto era grande, attraente, scintillante di padiglioni, darsene, luci, in quello spazio in riva al mare. Padiglioni su padiglioni, una figata, mentre vedi le grandi navi che escono o entrano nel porto, già quello è uno spettacolo...

Ti hanno pure informato bene: Antiqua è nel padiglione Nouvel, l'ultimo, il più moderno, il più grande, quello con il tetto blù e le grandi vetrate sull'acqua. Non ti hanno detto che tutti gli altri padiglioni sono chiusi, ma non importa: Antiqua risplende là dentro.

La prima sorpresa è che non sai come entrare in questa Fiera, che non la vedi, la intuisci in fondo al piazzale buio, dove fino a ieri c'era il Luna Park. Buio pesto, qualche luce all'orizzonte e questo sterminato piazzale, dove c'è qualche tir posteggiato qua e là, qualche macchina che mi sa tanto di posteggio dell'amore per coppiette appartate.

Ti inoltri nel buio, a caso, non ci sono piste, indicazioni, corsie per la tua automobile. Incominci a vagare a zig zag sul piazzale e capisci che se, invece che in macchina, fossi arrivato a piedi, magari con il bus, incominceresti una specie di attraversata delle Beresina nel cemento buio, spazzato da una bella tramontana che spolvera il piazzale.

Ma non possono averti fregato: laggiù ci sono i padiglioni, là c'è la Fiera, là c'è Antiqua di cui dicono meraviglie. Così arrivi come un naufrago al posto di blocco dove ci sono gli ingressi automobilistici, un gabbiotto con una luce confortante. Chiedi informazioni e ti fanno pagare cinque euro per il posteggio interno, appena hai dichiarato che stai andando a Antiqua.

Già ma Antiqua dove sarà, quale percorso devi imboccare in un labirinto buio dove i vecchi padiglioni, compreso il Palasport, sono come immensi spettri spenti? Vado dritto o mi tengo a destra? Dove sarà il posteggio? Cammina, cammina, come Pollicino nelle favole, senza lasciare i sassolini, ma aguzzando la vista perchè questo superpadiglione Nouvel non sai proprio dov'è. Ti immagini uno sfavillare di luci, un posteggio ben visibile, anche se sul biglietto dei cinque euro leggi che il parking non è custodito. Cammina, cammina, tra il bordo della darsena con l'acqua tanto scura che ti viene in mente la canzone di Paolo Conte sui genovesi, “quella gente con la faccia un po' così”.

Di gente, però, non ne vedi l'ombra. Ma non c'è una mostra e anche importante ed anche quotata? Steward, biglietterie, hostess: che ne sai tu che la Fiera ha i suoi problemi e l'assistenza è stringata e sobria?

Finalmente capisci da alcuni segni inequivocabili (un cartello con scritto Antiqua) che sei davanti al padiglione giusto. Trovare posteggio non è un problema, ci sono macchine e moto sparpagliate qua e là e ti chiedi allora se ti hanno fatto pagare come un diritto di accesso e non proprio il posto, anche perchè altri turisti che stanno arrivando dietro di te con la stessa aria un po' sperduta, ammettono che loro sono entrati senza versare nessun obolo.

Finalmente ci sei, davanti al padiglione, ma Antiqua dove sarà? Il piano terra del Nouvel è spento come fossimo nella più sperduta periferia abbandonata. Frecce, indicazioni? Nulla.

Miracolosamente ti accorgi che proprio dietro la vetrata d'ingresso ci sono due ascensori di vetro con qualche visitatore a bordo. Antiqua? Secondo piano, ti comunica generosamente una signora che sta uscendo. Pigi il bottone e credi di arrivare e che la porta posteriore dell'ascensore, spalancandosi, ti introduca finalmente nel mondo fiabesco che sei venuto a visitare. Invece no. Apertura su un altro anonimo corridoio, pieno di scatoloni di cartone abbandonati e di oggetti alla rinfusa. Sei nella pancia del mitico Padiglione, ma dov'è Antiqua?

Pedini una pattuglia di visitatori che la sanno più lunga di te e improvvisamente, svoltando un angolo, ecco di colpo, la luce, la mostra, la sua magnificenza di quadri, mobili, tappeti.

E' come se si fosse accesa la lampadina di Aladino e nel ventre della caverna, che sembra quel padiglione, ti sveli una esposizione veramente preziosa. Ma non è finita, mentre finalmente hai gli occhi abbagliati non solo dalla bellezza dell'esposizione, perchè tu devi raggiungere una sala conferenze e non hai idea del percorso, seppure confortato oramai di esserci.

Premurosa la ragazza che sta alla biglietteria ti annuncia che ti farà accompagnare da uno sherpa perchè “non è semplice”. Ma dove sei? Allora veramente hai l'impressione che hai attraversato un deserto, che sei finalmente nell'oasi, ma che la pista del deserto è ancora da scoprire.

Ti lasci alle spalle la luce di Antiqua, svolti un altro angolo, sali su un altro ascensore e finalmente arrivi a destinazione, pentendoti di non avere fatto come Pollicino. Sarai capace di tornare indietro?
Ora posso confessare: non sono un turista: Sono un vecchio cronista genovese, ma ho vissuto la visita a Antiqua con lo spirito del visitatore occasionale, del turista, anche del genovese non perfettamente informato ed ho trovato il paradigma di come sta vivendo la nostra città questa fase così difficile del suo cammino.

Abbiamo una bella mostra, allestita con gusto, che merita di essere visitata, che in qualsiasi altra città civile e moderna e anche più piccola del nostrro rango, sarebbe strapublicizzata e ultra assistita. Noi, invece, la nascondiamo in un quartiere mezzo morto, in fondo a un percorso ad ostacoli, che è il contrario dell'accoglienza, nel buio oppure al termine di una caccia al tesoro, dove il tesoro effettivamente c'è, perchè Antiqua è un piccolo tesoro.

Ma è come se ti avessero voluto mettere alla prova per vederla: guardiamo se sei capace di arrivarci, se sai prendere il bus giusto, il percorso giusto, il posteggio giusto, la strada giusta nel dedalo dei Padiglione. Alla fine sei arrivato in fondo? Bravo ti meriti una pezzo della famosa torta di riso, simbolo della nostra sobria rusticità di accoglienza.

Ma stai attento, che quella era l'ultima fetta. Poi la torta di riso, per i prossimi che vengono, è proprio finita. Allora non rimane che l' alternativa della famosa gag del turista in Liguria, che per pudore non ricordiamo. O torta di riso o........Ma la torta di riso è finita.