cronaca

Una svolta. Mondini: “Non accontentiamoci di posizioni acquisite”
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 Gli industriali di Genova voltano pagina e fanno spazio ai “giovani”. E ritornano loro, imprenditori privati che rischiano tutti i giorni sulla propria pelle, a guidare Confidustria, dopo la stagione dei grandi manager. Nonostante qualche aria di fronda interna, (ma ieri nel dibattito dopo la relazione non c’è stato nessun intervento contrario) Giovanni Mondini, 51 anni, vicepresidente di Erg, con oltre il 70% dei consensi dell’assemblea è diventato il nuovo presidente della Confindustria genovese.


Lui e la sua squadra di età decisamente “rinfrescata” di cui fanno parte, fra gli altri Beppe Costa, Spinelli jr, Enrico Botte, avranno il difficile compito di guidare gli industriali nei prossimi anni. Tutt’altro che facili, economicamente e politicamente. Giuseppe Zampini, leader di Ansaldo, passa il testimone sottolineando alcuni obbiettivi raggiunti e rintuzzando chi lo aveva criticato di aver comunicato troppo poco, ma resta con la delega della sanità.


Una svolta forte in una città così refrattaria a dare spazio alle nuove generazioni (a parte il consumo continuo di discorsi sui giovani che , credo, a Genova raggiunga un record!), che, stando alle prime riflessioni del nuovo presidente dovrebbe distinguersi per un cambio di passo soprattutto sul metodo. Una Confindustria, come afferma Mondini, che deve avere un rapporto con le istituzioni nel pieno rispetto dei ruoli ma, “se necessario, sconfinando oltre il proprio ruolo”. E, aggiunge “per questo dicevo dell’importanza di non considerare la presidenza un puro ruolo formale, ma un vero impegno prioritario”.

Da oggi le parole d’ordine di Confindustria saranno: efficace rappresentanza, collaborazione tra pubblico e privato, confronto e dibattito su tutto, a cominciare dalle istituzioni. Un’ associazione che vuole giocare davvero un ruolo “politico” nella città che non vuole dire “partitico”, sia ben chiaro. Politico nel senso che vuole far sentire la sua voce in maniera forte anche nelle scelte da fare “per il bene comune”.

“E’ la condizione che ho chiesto alla mia squadra – spiega Mondini – scegliendo i vice presidenti certamente in base alle competenze, ma anche, se non soprattutto, sondando la disponibilità a condividere con me questo modus operandi che ritengo imprescindibile se vogliamo dare credibilità al nostro ruolo”.

Un ruolo più “pesante”, una maggiore comunicazione, un rinnovato senso del bene comune. Con il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio. Mondini vuole una Confindiustria con una vera “capacità propulsiva” su tutti gli argomenti strategici: porto, infrastrutture, collegamenti,high tech, ma anche sanità, turismo e cultura.

E chiede ai suoi , per esempio nel settore portuale, di “guardare al futuro” e non solo di “accontentarsi delle posizione acquisite”. Insomma, un salto in avanti rispetto al passato, anche nella filosofia che deve ispirare l’ azione dell’associazione. Dove, facendo riferimento a progetti ormai eterni “sarebbe irresponsabile non remare tutti in un’unica direzione mettendo a repentaglio la realizzazione stessa del progetto”.

Il “remare contro” che troppo spesso ha caratterizzato certi atteggiamenti genovesi, viene indicato come un atteggiamento da rifiutare.

Qualche segno di “contro-remata” arriva da coloro che non hanno approvato, quasi a tracciare una distanza con la nuova dirigenza. Un atteggiamento che “imita” quello che accade nelle aree della politica quando il nuovo che magari mette in discussione qualche “posizione acquisita” subisce dei tentativi di frenata.

Nulla di nuovo sotto il sole di Genova. La speranza del neo presidente è che il tempo annacqui qualche frizione e che “ci si possa ritrovare tra un anno ancora più coesi e motivati “ nell’impegno comune. Quello di una Confindustria forte e autorevole.