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Dopo la direzione provinciale e i tentennamenti di Doria
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Doria non scioglie la riserva e il Pd genovese decide di andare avanti per conto proprio, alla ricerca di un candidato unitario per le Comunali. Nel frattempo l'area renziana insiste con Regazzoni. "Se non un Doria bis", tuona il candidato alle primarie, sarà "almeno un Doria fotocopia che ci garantirà, nell'unità, la sconfitta. E il Pd genovese non sa che fare". 

"Siamo a metà dicembre e il gruppo dirigente del Pd dice quello che diceva a agosto, luglio, giugno, maggio, aprile: che scegliamo i candidati con le primarie, ma che non escludiamo di poter lavorare a un candidato unitario. Francamente un po' poco come strategia politica", osserva Regazzoni

Nel frattempo le forze a sinistra del Pd si organizzano. "Il Pd - dicono i renziani - avrebbe potuto dire che era tempo di elaborare una proposta politica forte e autonoma e costruire una propria candidatura per cominciare a parlare alla città e aprire un dialogo con le altre forze politiche da una posizione non subalterna. Il gruppo dirigente ha deciso di non decidere".

"Più che una strategia politica di gioco sembra un continuare a lanciare in avanti la palla e correre tutti sperando in Dio, in una confusione che ricorda la famosa partita di pallone di fantozziana memoria. Se questa è la decisione ne prendiamo atto. In modo critico, come inevitabile, ma ne prendiamo atto".

E Regazzoni conferma: "La nostra candidatura, naturalmente, resta in campo insieme alla richiesta di primarie e al tentativo di raggruppare un'area renziana sempre più vasta. Ma responsabilmente chiediamo di essere rappresentati attraverso la figura di Giovanni Battista Raggi nella delegazione che già nei prossimi giorni inizierà il suo percorso di confronto politico".