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Tutti chiedono spazi, ma chi riconosce il Servizio pubblico?
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Sarà una campagna elettorale complessa quella per i Comuni di Genova e della Spezia.

Dal nostro gioco del sindaco abbiamo già preso atto che non è chiaro che questa è casa nostra, la nostra azienda, il nostro giornale: questo concetto deve entrare bene nella testa di tutti, soprattutto di chi macina politica.

Non abbiamo alcun obbligo giuridico, salvo rispettare la par condicio nel periodo elettorale, e chi ritiene che non la rispettiamo può fare esposto al Corecom che è l'organo preposto a questo compito di controllo e garanzia.

Dalla convocazione dei comizi elettorali sino al deposito delle liste
la par condicio si applica solo ai partiti presenti nel parlamento italiano o europeo, ma non nei programmi di informazione che fanno riferimento alla testata giornalistica.

Par condicio limitata solo alla televisione: una grave ingiustizia ma è così. E gli altri new media sono esclusi da questo obbligo, compresi il nostro sito, l'app, la newsletter Il Primo, i maxi schermi.

Noi abbiamo 35 anni di esperienza e rivendichiamo l'autonomia totale di una società privata, la libertà di espressione, di critica, di esprimere le nostre idee per il bene di questa città ormai abbandonata dopo anni di totale incapacità della classe politica e debolezza di quella imprenditoriale. Sono i fatti, purtroppo, che ci danno ragione.

Singoli partiti o movimenti spontanei, dunque, evitino di criticare gratuitamente il nostro operato. Nessuno ha mai fatto la battaglia per riconoscerci il "Servizio Pubblico" che svolgiamo nei fatti, mentre i due miliardi di euro di canone vanno alla Rai, e di questi centinaia di milioni alle sedi locali che non fanno neanche un decimo di quello che facciamo noi e che non sono mai presenti nei drammatici momenti di emergenza.

Chiedano alla Rai di dare spazi a tutti visto che è pagata da tutti! Noi abbiamo l'autonomia di decidere a chi dare spazio o a chi non darlo, perché siamo in casa nostra.

Le prime critiche gratuite di pseudo-neo-movimenti sono già arrivate. Francamente ci paiono fuori luogo perché gli stessi sostenitori di un candidato (che diventerà tale solo quando verranno presentate e approvate le liste) non sapevano neppure che il loro candidato era già stato intervistato da Primocanale alla presentazione della neo-lista. Invece che ringraziarci, giù con gli insulti. Ne terremo conto. Intanto abbiamo capito con chi avremo a che fare in questa brutta campagna elettorale in un clima da faida.

Questa aggressione verbale stupida, l'idea arbitraria che la nostra azienda privata debba essere sempre ovunque e da tutti, ci ha fatto riflettere sulla tensione che si sta concretizzando intorno alle elezioni. Per questo abbiamo ritenuto giusto chiarire a tutti e subito un concetto: a casa nostra decidiamo noi cosa fare e nessuno ci può imporre i suoi desideri.

Noi rispettiamo i nostri ascoltatori, i cittadini che ci hanno sempre sostenuto. Per loro siamo tutti i giorni nei quartieri a produrre “Il programma del sindaco lo facciamo noi” anche per riempire un vuoto della politica e per mettere a disposizione, di tutti i candidati a sindaco e dei partiti, una fotografia reale di quelli che sono i problemi della città e non la visione estremista e spesso esasperata di questo o quel movimento solo per fini pubblicitari e populistici. 

Primocanale è qui da 35 anni. Chi vuole ci segua, chi non vuole può ormai navigare su mille siti: la pluralità è più che garantita.