cronaca

Morto pedalando il fondatore del museo della bicicletta
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Fin troppo semplice pensare che sia morto nel modo in cui avrebbe sognato: in sella a una bicicletta.

Tuttavia, il ricordo di uomini così è destinato a non tramontare mai almeno per chi ne ha conosciuto e apprezzato la passione.
Luciano Berruti da Cosseria era uno vero, genuino, entusiasta in ogni situazione dove di mezzo ci fosse una bicicletta.
Meglio se vecchia, non necessariamente antica, ma preferibilmente profumata di una qualsiasi storia umana e non per forza di vincitori.

Un personaggio della Liguria d'entroterra che, come spesso succede da queste parti, non ha trovato l'adeguato riconoscimento nella propria regione riscontrando però ammirazione e grande rispetto a spasso per il mondo dove era definito semplicemente "l'Eroico": un aggettivo che traguardava a un ciclismo leggendario che aveva in quell'omino dal grande cuore uno straordinario collezionista.

Era stata propria la determinazione unità alla generosità del personaggio ad avviare il gioiello oggi conosciuto ben al di fuori della Valbormida come Museo della Bicicletta: il suo patrimonio di due ruote, maglie da corsa e cimeli messo assieme in una vita di viaggi attraverso i cinque continenti.

Grazie a una passione indescrivibile, il nome di quel paesino savonese - prima del suo avvento solo gettonato da qualche storico per il passaggio di Napoleone -  è stato esportato nel mondo. Lassù potevi arrivare a qualsiasi ora, ma Luciano era pronto in ogni circostanza ad aprire le mura della storia a pedali, infarcite di colori e infinito sacrificio sportivo.

La sua eredità materiale è tutta lì, quella del cuore appartiene a chi ne ha conosciuto il significato dell'entusiasmo senza età.

I tempi sono difficili per qualsiasi realtà, ancora peggiori per i piccoli comuni. Ma proprio perché Luciano Berruti ha insegnato la passione a tanti, e soprattutto ai più giovani, nelle ore della sua ultima fuga ha bisogno di una promessa: quel Museo non può morire.