cronaca

La scomparsa di Enrico Cominoli, direttore fotografia
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Lutto a Primocanale. Si è spento a 52 anni Enrico Cominoli, direttore della fotografia della nostra emittente. Una carriera spesa quasi tutta a Primocanale, con grande professionalità e sempre con il sorriso sulle labbra, tra grandi eventi e la vita quotidiana della televisione. Un professionista esemplare, che lascia un vuoto incolmabile. Alla moglie Anna e ai familiari le condoglianze di tutti noi di Primocanale.

Penso alla scala… Enrico, lo so che può sembrare strano, ma la scala era immancabile quando c’eri tu nello studio. Fino a pochi secondi prima di una diretta o di una registrazione, la scala era il segno, il simbolo che tu, il maestro Enry, eri all’opera, per avere luci e inquadrature perfette.

Per tutti noi di Primocanale eri proprio questo, il maestro, nel   lavoro e nella vita. Tu che non hai avuto figli, soprattutto per noi della nuova generazione eri anche un padre, capace di guidarci con la saggezza che avevi coltivato in tv dalla prima ora, più di 30 anni fa. Un punto di riferimento per i tecnici e per i giornalisti, perché il tuo sapere serviva a tutti e perché come pochi riuscivi a  spiegare e farci capire.

Non ricordo una tua intemperanza, né una malignità uscita dalla tua bocca, come invece capita in tutti gli ambienti di lavoro. Il massimo che ti concedevi era un’espressione corrucciata del volto, condita da un sorriso ironico. Così, allo stesso modo, ci seguivi con lo sguardo – perché di più non potevi fare - quando venivamo a trovarti accolti da tua moglie Anna e tua sorella Manuela e tuo fratello Gian, salutandoti affettuosamente: “Siamo venuti a fare un po’ di confusione”.

I tuoi occhi azzurri scintillavano, dicevano più di qualsiasi discorso, erano l’ennesima sfida che con forza e dignità lanciavi a quella brutta bestia della malattia. Non parlavi, ma gli occhi ci dicevano tutto, quando ti raccontavamo della nuova newsroom e tu ci guidavi, ancora una volta, come ad ammonirci: “Attenti a fare le cose per bene”.

Ci è servito ancora una volta il tuo consiglio e quando hai visto le foto di quello che avevamo realizzato, i tuoi occhi si sono spalancati come non riuscivi a fare più: abbiamo capito di non aver tradito la tua fiducia, i tuoi insegnamenti. Né l’amore che avevi per il tuo lavoro, lo stesso che hai sempre augurato alle tue nipoti: “Fate ciò che amate e fatelo con persone speciali”.

Il più speciale, caro Enry, eri tu. Di fronte a un’esperienza di vita che avrebbe annientato chiunque, autorizzando anche la rabbia che in questi momenti può sgorgare dall’animo per umana debolezza, sei stato capace di lasciarci impietriti, quel giorno in cui ci congedasti così: “In fondo non posso lamentarmi!”. Non potrò dimenticare, Enry, l’ultima volta in cui ci siamo visti, quel trattenermi per due volte, stringendomi la mano.

Forse hai cercato di aggrapparti alla vita, ma alla fine la malattia ha vinto. Ha potuto aver ragione del tuo corpo, non della tua anima. Che rimarrà con noi, ad alimentare il ricordo che guiderà i nostri passi. Del resto, Enry, sono certa che lassù ti sei già messo all’opera: una scala per soddisfare la tua voglia di perfezione si trova anche in Paradiso. E di cose belle da far vedere, il Paradiso ne offre tante. Ci mancherai.


Rosario martedi ore 17 chiesa di San Rocco di Prà. Funerale mercoledi ore 11.15

Tra le ultime volontà quella di destinare eventuali offerte all'associazione Gigi Ghirotti.