politica

Da guru della super-candidata alle regionali a nemico pubblico del Pd
3 minuti e 15 secondi di lettura
"Who's Afraid of the Big Bad Wolf?" Chi ha paura del lupo cattivo? Era la canzoncina che George e Martha, protagonisti del famosissimo dramma di Albee “Chi ha paura di Virginia Wolf?” canticchiano di quando in quando, evocando con essa il "lupo cattivo" presente nella loro esistenza. Ed è la canzoncina che soffusamente, ma in modo curiosamente inquietante, sta facendo da colonna sonora alla “Festa” dell’Unità di Genova. Con un nome diverso nel titolo, non il lupo cattivo, non Viriginia Wolf, ma Simone Regazzoni.

Il filosofo, docente di Estetica a Pavia, con la sua uscita pubblica contro il letargo della dirigenza locale del partito, la battaglia a favore della sicurezza nei vicoli, quella contro il mercatino di via Quadrio e ora quella sui migranti da sistemare in via Venti Settembre, ma soprattutto l’autocandidatura alle primarie per scegliere il candidato-sindaco di Genova, sta rovinando la fine dell’estate a parecchie persone. Tanto che nessuno lo vuole incontrare e organizzare un faccia a faccia con lui è una operazione impossibile poiché viene considerato da alcuni peggio di un avversario della destra.

Per il Pd è già così difficile fare opposizione alla giunta di Giovanni Toti, figuriamoci contrastare con le armi del confronto, dello scontro democratico, a viso aperto, trasparente, pubblico, un avversario interno. Così i dirigenti del Pd dribblano l’argomento riversando le presunte colpe sui giornalisti con la frase di rito della Prima Repubblica: “Questo personaggio lo avete inventato voi".

Bene. È logico che di fronte a una Festa nella città che si prepara al primo vero voto post referendum e che oggi sta discutendo del numero delle sfoglie della vera torta pasqualina (leggi Giovanni Ansaldo), qualcosa si deve “inventare”. Così ecco che secondo i capi del Pd noi abbiamo “inventato” Regazzoni. Peraltro lo stesso faceva parte della commissione di garanzia del partito, è stato il fedelissimo portavoce di Raffaella Paita, insomma non è un marziano nell’area Pd.

Sollevare questioni spinose come la sicurezza nel centro storico, o i migranti, nelle quali il Pd e la giunta Doria si sono impelagati, spesso ignorando i sentimenti dei cittadini e in particolare di cittadini “di sinistra”, dà fastidio. Dà fastidio che di fronte ai silenzi sulle candidature, ma soprattutto al tentativo di liquidare la stagione delle primarie (magari scelta lecita, basta dirlo chiaramente!) qualcuno s’incazzi. Così è stato per il lupo cattivo Regazzoni, diventato nel giro di un’estate da guru della super-candidata alle regionali, a nemico pubblico n.1 del Pd o almeno di una parte del partito.

Perché il filosofo e scrittore comincia a pensare che ci sia davvero qualche spazio e ogni giorno tira fuori un tema da campagna elettorale. Tema vero, che brucia sulla pelle dei cittadini, non la Superfuffa confezionata per la Festa dell’Unità che, se non ci fossero le miracolose focaccette di Crevari, si potrebbe chiamare Festa del Lexotan.

Ma oltre agli argomenti, Regazzoni sta cucendo qualche alleanza. Clamorosa e significativa quella con il giovane e intelligente “economo” del partito, Giovanni Battista Raggi, che nella battaglia tra Paita e Cofferati fu leale sostenitore dell’ex leader della Cgil. Dunque persona che non si può collocare “a destra”.

Momentaneamente interrotti in rapporti con Raffaella, chiusi quelli antichi con Burlando, Simone Regazzoni potrebbe agganciare altri che contano e tanto. Per esempio Pippo Rossetti, dopo un’ estate silente, o addirittura qualcuno dei famosi “200 reduci” del vecchio Pci anti-renziano, bersaniani doc, addirittura dalemiani, ringalluzziti dall’acclamazione (unica) che il Pierluigi nazionale ha ricevuto due giorni fa alla Festa e profondamente delusi dall’ attuale generazione di dirigenti.

Questa è, dunque, "l’invenzione dei giornalisti". Fate voi.