sport

La squadra saluta l'Europa, il salto di qualità (forse) è rimandato al prossimo anno
1 minuto e 45 secondi di lettura
L’effetto derby al contrario si è fatto ancora una volta sentire e la Sampdoria anziché capitalizzare il successo nella stracittadina è andata in gita a Bologna, dove non vince da 16 anni, anzi perde quasi sempre. La tradizione sfavorevole è stata confermata e l’Europa è di fatto definitivamente sfumata. Adesso per i blucerchiati si tratta di onorare il campionato da qui alla fine per difendere almeno il nono posto, comunque dignitoso. Il resto “dovrà” accadere fuori dal campo con il closing dell’operazione Vialli, l’unica in grado di ridare slancio all’ambiente: in termini di risultati, di entusiasmo e di immagine.



La partita del “Dall’Ara” è stata in salita da subito, con la Samp manovriera sino alla trequarti ma incapace di creare occasioni da gol mentre al Bologna è stato giustamente annullato con il Var lo strepitoso gol di Dzemaili: la palla era uscita in precedenza. Audero, peraltro, aveva dovuto rendersi protagonista di un paio di interventi di rilievo, che non lasciavano presagire il suo crollo verticale nella ripresa, dove la formazione di Mihajlovic ha dilagato, complice proprio la folle giornata del giovane portiere, il cui riscatto obbligatorio a venti milioni continua ad apparire sempre più fuori mercato. Audero, dopo essere stato graziato dalla traversa, scaglia su Tonelli il pallone dell’autorete che sblocca la gara; poi si fa sorprendere da Pulgar addirittura direttamente su calcio d’angolo, battezzando male la traiettoria della palla, che lo beffa; infine si addormenta sulla blanda girata di Orsolini, che chiude l’incontro. Prima del tris, peraltro, Ekdal aveva avuto l’opportunità, l’unica, di riaprire i giochi, ma Mbaye, forse anche con l’aiuto di un braccio, gli aveva sbarrato la strada salvando Skorupski.



Poco, troppo poco per una Sampdoria che vincendo il derby aveva spremuto il massimo dal suo potenziale tecnico, fisico e mentale, confermando al contempo i propri limiti. Mihajlovic ringrazia e vede la salvezza. Per alzare l’asticella, bisognerà aspettare il prossimo anno. Ferrero permettendo.