C'è chi era un "tassello" ben inserito in Liguria per attuare la "strategia mediatica dello Stato Islamico" e chi un vero e proprio "ausilio per coloro che volevano unirsi alle milizie" ma, soprattutto, c'era chi "voleva realizzare un attentato terroristico attraverso una strenua ricerca di chi lo potesse aiutare".
Sono i profili dei tre presunti jihadisti delineati nelle motivazioni della sentenza del gup Roberta Bossi con la quale lo scorso settembre ha condannato a sei anni Sakher Tarek, algerino di 34 anni, e Abdelhakim Hossameldin, egiziano di 43, e a cinque anni il fratello Antar, 36. Era invece stato assolto Mahmoud El Hawary Lekaa Hosny, egiziano di 31.
I tre condannati hanno "ben aderito alla associazione terroristica". La figura più pericolosa è quella di Tarek. "Non si limita - scrive il giudice - a esprimere la sua adesione ideologica al programma dell'Isis, ma partecipa all'associazione mettendosi a disposizione per realizzare un attentato". I due fratelli, invece, "contribuiscono al funzionamento dell'organizzazione terroristica attraverso una costante attività di propaganda tramite social e dando ausilio a coloro che volevano unirsi alle milizie cercando soggetti che avevano già combattuto per fornire indicazioni e accreditamento".
Secondo l'accusa, sostenuta dal pm Federico Manotti, i quattro erano una vera e propria cellula ben organizzata e pronta a preparare attentati, attiva tra la Liguria e la Lombardia e che voleva il "trionfo dei mujaheddin", e fare "una carneficina dei kuffar (infedeli)". E che per questo aveva abbracciato la "taqiyya", la possibilità di nascondere la propria appartenenza religiosa per poi colpire i miscredenti.
Quel gruppo era stato smantellato con una operazione dei Ros lo scorso anno. Il maggiore dei fratelli egiziani, ex macellaio in cassa integrazione, era stato arrestato a Cassano D'Adda (Milano), mentre il secondo faceva il pizzaiolo a Finale Ligure (Savona). Il terzo egiziano, che viveva a Borghetto Santo Spirito (Savona) era stato arrestato il 4 novembre 2016 alla stazione Principe di Genova mentre tornava da un viaggio nel suo paese.
A poco più di due mesi dall'approvazione del nuovo codice antimafia, la procura di Genova è stata la prima in Italia a chiedere l'applicazione della misura di prevenzione a un presunto terrorista, l'egiziano Mahmoud El Hawary Lekaa Hosny
Per il pubblico ministero, in pratica, anche se Hosny è stato assolto vi sarebbe un pericolo concreto e attuale tale da dovere essere sottoposto alla misura di prevenzione. La richiesta è stata fatta al tribunale di prevenzione (composto dagli stessi giudici del Riesame) e l'udienza di discussione è fissata per gennaio. Il nuovo codice antimafia era stato approvato lo scorso settembre ed è entrato in vigore nelle scorse settimane. La riforma punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale; rende piu' trasparente la scelta degli amministratori giudiziari; ridisegna l'Agenzia per i beni sequestrati; include corrotti, stalker e terroristi, appunto, tra i possibili destinatari dei provvedimenti.
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Cellula terroristica scoperta in Liguria: "Cercavano aiuto per fare un attentato"
Uscite le motivazioni della sentenza di condanna
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