cronaca

"Il fatto non sussiste": assolti cinque parroci e un presidente Anspi
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Si è conclusa con l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" per tutti gli imputati il processo al cosiddetto "caso oratori". Erano imputati cinque parroci e il presidente di un circolo Anspi, accusati di malversazione nei confronti dello Stato per non aver utilizzato, o aver utilizzato in modo improprio o aver ottenuto indebitamente finanziamenti regionali stanziati per rilanciare l'attività negli oratori.

La vicenda risale al 2011 dopo un esposto presentato da un altro religioso. I giudici savonesi hanno assolto Olga Bonifacino, don Natale Poligato, parroco della chiesa dei SS. Martiri di Piana Crixia, Don Giovanni Ghilardi, parroco della chiesa San Pietro e Paolo della frazione Voze (Noli), Don Alessandro Capaldi, parroco Nostra Signora della Neve di via Saredo, Don Giulio Grosso, parroco di Sant'Ambrogio Varazze, Don Antonio Giusto, parroco Santa Maria dell'assunta di Celle Ligure.

Tutte le contestazioni rivolte agli imputati sono cadute perché i legali sono riusciti a dimostrare la regolaritá delle operazioni e degli interventi eseguiti. "Il bando della Regione non fissava un termine entro il quale terminare gli interventi, ma i lavori per cui erano stati ottenuti i finanziamenti sono stati regolarmente eseguiti. Non fissava neppure obblighi particolari sulle documentazioni contabili", dice Roberto Incorvaia che difendeva don Ghilardi.

"Con questa sentenza è stata fatta chiarezza su una vicenda assurda", aggiunge Andrea Corso, avvocato di don Giusto. Ad esempio la procura aveva indagato su don Ghilardi per aver percepito ed utilizzato per altri fini il finanziamento da 27.600 euro ricevuto per i lavori di una sala polifunzionale parrocchiale, un parco giochi e per il recupero del campo da bocce a Voze, sopra Noli.

Sotto processo anche il parroco delle Fornaci, don Capaldi che avrebbe investito parte degli oltre 50 mila euro ottenuti per alcuni lavori in un fondo obbligazionario collegato al deposito di titoli a lui intestati, mentre don Giusto avrebbe utilizzato i 30 mila euro erogati per riparare un edificio esistente nel pagamento delle rate di mutuo per l'acquisto di una nuova struttura. Olga Bonifacino avrebbe incassato circa 20 mila euro in tre tranche differenti e, dalla prima, avrebbe prelevato 10 mila euro per poi metterli sul suo conto personale, mentre gli altri due finanziamenti erano stati erogati per coprire alcune spese della parrocchia di Santa Giustina per la quale però era stato concesso un analogo contributo. Don Poligato é finito alla sbarra per percepito un contributo da 30 mila euro per la parrocchia di Piana Crixia per lavori che, secondo l'accusa, non erano mai iniziati.