cronaca

Le comunità islamiche: "Praticare il credo nel rispetto delle leggi"
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"È innegabile che, a prescindere da qualunque credo e da qualunque parte del mondo si provenga, siano le donne oggi il motore del nostro Paese. Eppure manca ancora loro qualcosa per poter essere realmente libere. Si è parlato in questi giorni in Liguria del veto posto dalla Regione nei confronti delle donne islamiche coperte da niqab. Noi crediamo nella libertà di poter praticare il proprio credo nel rispetto delle leggi vigenti".

Così Izzeddin Elzir, presidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane. "Noi crediamo nella libertà delle nostre donne di mostrarsi a volto scoperto mentre contribuiscono a rendere ancora più grande e inclusivo il nostro Paese. Crediamo in una libertà maggiore di quella legata a un indumento. Crediamo che le donne oggi debbano essere libere di poter affermarsi grazie ad un welfare vero che non sia più a loro unico appannaggio. Crediamo - conclude il presidente dell'Ucoii - nella libertà che solo un'integrazione autentica può dare alle donne islamiche libere di lavorare senza alcuna discriminazione. Oggi siamo in marcia con loro. Le nostre donne. Donne d'Italia".

Sul caso è tornato anche il presidente Toti: "Mi fa impressione che le opposizioni festeggino l'8 marzo inneggiando al burqa, mi sembra un regresso culturale prima che politico. La delibera contro l'utilizzo del burqa o qualunque travisamento dell'intero corpo nei luoghi pubblici della regione è di assoluto buon senso, dettata da tre elementari regolare. Primo: il burqa è il simbolo per eccellenza della sottomissione della donna all'uomo. Due: chi viene in Italia e cerca una vita migliore si adegua anche ai principi profondi della nostra civiltà, tra cui c'è la parità tra uomo e donna. Tre: dal 1975 esiste una legge che in taluni luoghi non consente di andare a viso coperto per ragioni di sicurezza, sono certo che se mi aggirassi per la piazza con un passamontagna in testa la polizia mi fermerebbe dopo trenta secondi. Non vedo perché ci debbano essere cittadini con diritti diversi all'interno dello stesso Paese". 

Attorno alla proposta di vietare l'ingresso all'ospedale per le donne che portano il burqa si è espressa anche la Cgil Liguria: "E' una decisione discriminante nei confronti delle donne, perché viola la loro libertà, arrogandosi il diritto di decidere per loro cosa significa essere libere e non sottomesse al potere maschile".