politica

Spicchi d'aglio
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Marco Bucci è un signore genovese di 55 anni, con un grappolo di lauree e incarichi prestigiosi e internazionali sulle spalle. Il guaio di Bucci è che, alcuni anni fa, è stato chiamato a guidare il vertice mondiale del Business di Carestream, multinazionale della diagnostica medicale. Bucci ha avuto un’ idea: perché non insediare a Genova questo eccezionale cervello scientifico? Lo ha proposto, ha abilmente sponsorizzato la città col risultato di portare in una delle eleganti palazzine del porto antico questa società. Con un importante seguito di assunzioni di fisici e ingegneri usciti anche dall’Università di Genova.

L’essere un super-esperto, uno con meriti e riconoscimenti internazionali, che ama le sue radici, ne fa per qualcuno un potenziale ricettore di conflitti di interessi, per cui la scelta di piazzarlo alla guida di Liguria Digitale (l’ex carrozzone Datasiel) diventa, automaticamente, un pericolo. Parola degli oppositori di Toti-Rixi, Pd in prima linea. Meglio avere a capo di una azienda che va ricostruita da zero, un signor X , magari uno storico della cucina o un giornalista pensionato o un ex sindacalista della sanità. Che conflitti non ne ha, ma nemmeno molte competenze.

Questo metodo ampiamente adottato (per Datasiel) nel recente passato, tanto da averci piazzato come capo un signore che  proveniva dallo staff di Burlando (anzi, si dice che fosse una specie di uomo-ombra del governatore), ora non è stato applicato nonostante gli strali provenienti dalle armate in ritirata del Pd locale. Orrore! Mascalzonata decisionista del Toti! Maledetti leghisti!

Semplificando: la scelta del manager Bucci per Liguria Digitale è una cosa di Destra? Optare per un tesserato partitico è di Sinistra? Non voglio assolutamente pensare che sia così, anche perché Renzi di scelte fuori dagli schemi consociativisti della vecchia politica, addirittura a volte molto azzardate, ne ha fatte e ne sta facendo. Il caso del direttore generale della Rai è una riprova e non è l’unico.

Certo, un rischio di conflitto di interessi nella nomina di Bucci potrebbe palesarsi. Se così dovesse essere , si interverrà, si bloccherà e si correggerà. Ma se un rischio evitabile deve cancellare capacità e conoscenze auspicabili per posti così importanti per l’economia ligure, addio meritocrazia e largo agli amici degli amici. Aprite le porte degli staff e via con i piazzamenti dei tesserati nei consigli delle deprecabili partecipate.

Altro caso, quello di Filse. Qui la materia è un filo più “pelosa”. Un blitz di Toti c’è stato: far fuori le autorità portuali (che intanto fra poco verranno cancellate e ricomposte), prendersi un consigliere d’amministrazione in più , in modo da garantire al centrodestra la governabilità di questa strategica cassaforte regionale. Risultato: tre consiglieri alla maggioranza (col nuovo presidente veneto), uno alla minoranza, uno al sindaco Doria che certamente non è espressione del centrodestra.

Ma il blitz certamente non proprio "raffinato" è la conseguenza di una costruzione passata, fatta ingegneristicamente in modo da assicurare la guida al centrosinistra. Infatti, inventando anni fa un consiglio d’amministrazione composto da 2 membri  espressione della maggioranza regionale, uno della minoranza, uno del sindaco e uno delle autorità portuali (spesso di ispirazione filo-governativa) avrebbe assicurato sempre il comando al centro sinistra: 3 a 2 se non addirittura 4 a 1. Oggi il rischio era di finire con 3 a 2 ma per le opposizioni. D'accordo che non si facciano spoil system ma nemmeno tafazzate!

Insomma i due casi, Bucci e Filse, rappresentano metodi di scelta che devono essere forse corretti per assicurare da un lato la difesa assoluta dei criteri di competenza e allo stesso modo la trasparenza.
Impossibile?