cronaca

L'imprenditore sullo scandalo del porto di Imperia
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"Non merito di essere presentato come un pirata, un palazzinaro di borgata, un truffatore. Non è giusto". Così, oggi a Torino, è terminata l'ultima dichiarazione spontanea del costruttore Francesco Caltagirone Bellavista al processo per lo scandalo del porto di Imperia. L'imprenditore, per il quale sono stati chiesti 8 anni di carcere, oltre a respingere le accuse ha affermato di non riconoscersi nel ritratto dipinto dal pm Giancarlo Avenati Bassi nella requisitoria.

"Ho cominciato a lavorare a vent'anni - ha ricordato Caltagirone - e a 23 mi ero già messo in proprio. A 76 anni, dopo più di un cinquantennio di attività professionale, sono incensurato. Il processo è stato condotto in maniera impeccabile dal tribunale. Si è discusso di fatti. E ora si deve stabilire se i fatti di reato ci sono o non ci sono. Che bisogno c'è di dare un'immagine così negativa di me? Non è normale. Non è corretto".

L'imprenditore ha negato che la sua volontà era di lasciare incompiuto il porto di Imperia per guadagnare soldi. "Avevamo chiesto un finanziamento per finire le opere a terra. Avevamo fatto i ricorsi al Tar contro la decadenza della concessione. Avevamo tentato la ristrutturazione del debito. Poi però io e altri siamo stati arrestati. E l'azienda è stata decapitata". "Il carcere - ha ancora detto Caltagirone - è sofferenza. Ma non potersi difendere mentre altri distruggono tutto è una sofferenza ancora maggiore".