politica

L'editoriale
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Cita due volte John Fitzgerald Kennedy, una volta Sandro Pertini e una Mao Tse Tung. E si richiama anche a un film cult quale “Caccia a ottobre rosso”, protagonista Sean Connery. E’ un discorso che vola alto quello che Giovanni Toti pronuncia per il suo insediamento a presidente della Regione Liguria. Parla “a braccio”, seguendo solo una scaletta di appunti, ma mostra di avere in testa idee chiare. E, soprattutto, rivolte al futuro. L’unico sguardo all’indietro che si concede è quando sgrana il rosario quasi infinito delle criticità liguri. E’ un riferimento strumentale, però, utile solo per declinare la complessità del lavoro che attende lui e la squadra dei suoi sette assessori. Non è maramaldo verso chi lo ha preceduto e la gentilezza di cui Toti è caratterialmente intriso pervade ogni sua parola. Che scivola nel retorico quando dice: “Dovremo lavorare 24 ore al giorno, senza Natale né Capodanno, dimenticando anche la famiglia perché la nostra famiglia saranno i liguri”.

Come ha già scoperto a proprie spese il centrosinistra, però, il garbo del nuovo governatore non si traduce in mollezza. Infatti, diventa quasi sferzante, nel suo incitamento, quando si rivolge ai suoi: “Non sono ammesse scuse né giustificazioni”. E non si fa sconti egli stesso: “La sfida è il cambiamento, ci mettiamo la faccia, ci metto la faccia”. Una predicazione del rigore che, inevitabilmente, riguarda anche le opposizioni, alle quali, però, tende una mano: “Giudicateci con durezza, ma cogliete il senso del cambiamento richiesto dagli elettori, noi siamo pronti a confrontarci sempre. Le buone idee non hanno colore politico, ma niente pregiudizi”. Forse è ripensando agli scandali che hanno percorso l’ultima legislatura regionale che arriva la citazione, parafrasata, di Pertini: “Abbiamo bisogno di onestà, rettitudine e impegno, saremo intransigenti prima di tutto verso noi stessi”.

Toti parla anche del buon rapporto di collaborazione istituzionale instauratosi con il premier Matteo Renzi e qui sembra rifarsi, soprattutto, al ruolo nazionale che riveste in Forza Italia. Anche come amministratore della Liguria, lascia intendere il nuovo governatore, sceglierà interlocutori che non stiano solo nella cinta daziaria regionale. Un qualche assaggio lo ha già fornito, subito dopo l’elezione del 31 maggio, ma se con Renzi punta a collaborare, rispetto al premier capovolge completamente il metodo di lavoro che annuncia: “Parlerò con Confindustria, i sindacati, le varie associazioni datoriali e tutti coloro che hanno titolo per stare ai tavoli su cui insieme dovremo costruire il progresso”.

Ecco, la chiave è in quella semplice parola, “insieme”. E’ al tempo stesso una chiamata alle armi per ridare ossigeno all’ansimante Liguria, ma anche una chiamata alla responsabilità di ognuno. Per quanto in filigrana, il messaggio è chiarissimo: nessuno pensi che la politica e l’amministrazione regionale da sole possano risolvere i gravi problemi che la gente vive fra Ventimiglia e Sarzana. E’ l’intera classe dirigente, chiunque abbia voce in capitolo, a essere mobilitata. Toti non lascia in alcun modo trasparire l’ipotesi che questo sia un segnale di debolezza, piuttosto pretende una condivisione di iniziative delle quali si dimostra pronto ad assumersi l’onere quando si tratterà di avere il “coraggio” – altra parola che entra nel discorso – di sfidare l’impopolarità.

“Un lungo cammino inizia sempre con un piccolo passo”, afferma Toti citando Mao. Il suo primo piccolo passo non si può dire che gli faccia mettere il piede in fallo. Il discorso, per contenuti e tono, è un buon modo di cominciare. Del resto, da un giornalista capace qual è professionalmente il neogovernatore non ci si poteva che attendere un bel “pezzo”.

Sarà la prova di fronte al programma a permettere di formulare, però, il giudizio  vero e compiuto. Che dall’opposizione, per voce del capogruppo Pd Raffaella Paita, invece è già molto duro: “Il programma è un compitino, la relazione molto modesta, in realtà si vogliono aumentare i costi della politica con la proposta di introdurre tre sottosegretari e su questo sarà un vietnam. Prima o poi si sveglieranno e scopriranno di non essere a “Quarto Grado” (programma Mediaset ndr), anche se spero che arrivino proposte più concrete, per il bene dei cittadini liguri”.

Non si può dire che la leader consiliare del Partito democratico accolga la mano tesa del governatore, né il suo invito a evitare pre-giudizi. Per Paita, il clima era e resta quello ruvido della campagna elettorale, mirato a una rivincita quanto più possibile rapida. E, forse, cruenta. Toti, al di là della fiducia sulla coesione della maggioranza e della giunta, abbia la piena consapevolezza di camminare sulle sabbie mobili, con quella maggioranza risicatissima che i numeri indicano in 16 a 15.

E magari, per stare alle citazioni, mandi a memoria quest’altra: “Progresso è una bella parola. Ma è motivato dal cambiamento. E il cambiamento ha i suoi nemici”. Chi lo disse? John Fitzgerald Kennedy, a Chicago, nell’agosto 1963.