cronaca

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Prostituta a 14 anni perché la madre aveva difficoltà economiche. Dopo quella di Ventimiglia un'altra storia di baby prostituzione emerge nell'entroterra genovese.

La ragazzina vendeva sesso a pagamento con trentenni e quarantenni con tariffe da 300 a 500 euro. Il caso è stato scoperto dopo che la ragazza si era confidata con un'amica che ne ha parlato con le insegnanti.

Le insegnanti a loro volta ne hanno parlato alle assistenti sociali che dopo aver ascoltato la ragazzina hanno segnalato l'episodio alla procura distrettuale di Genova. "Ho avuto rapporti con uomini - avrebbe raccontato agli assistenti sociali la giovane - in cambio di regali e di soldi. L'ho fatto perché mia mamma si trova in difficoltà economiche e non volevo gravare su di lei. Adesso però voglio cambiare vita. Non voglio più farlo". I clienti se li procurava sulle chat o sui social network, mentre i rapporti sarebbero stati consumati in auto o in appartamenti messi a disposizione dai clienti. La ragazzina avrebbe detto che la madre aveva scoperto tutto, ma gli investigatori devono ancora appurare la veridicità del racconto. Al momento non ci sarebbero indagati, ma della vicenda è stata informata anche la procura dei minori.



 BABY PROSTITUTE A VENTIMIGLIA - Duemila telefonate e centinaia di numeri che compaiono nei tabulati telefonici che gli inquirenti stanno monitorando.

Emergono sempre più particolari dalla vicenda delle tre baby squillo di Ventimiglia che, a quanto risulta, chiedevano fino a 400 euro per vendere il proprio corpo, ma alla fine, venivano pagate meno, anche solo trenta euro a prestazione. Il tutto? Per emulare le giovani lucciole di Roma, come raccontato ieri alle forze dell'ordine dalle tre studentesse in lacrime. Ad essere accusati di prostituzione minorile aggravata sono cinque uomini: quattro residenti nell’estremo ponente. Uno di loro è stato arrestato in Piemonte perché sorpreso in possesso di sostanza stupefacente. Ma l’elenco degli indagati è destinato ad aumentare.

I poliziotti, diretti dal vice questore aggiunto, Giuseppe Ruggiero, hanno sequestrato i pc e telefonini cellulari delle ragazze, dai quali hanno ricavato una lista di centinaia di nomi all’interno dei quali sarebbero stati identificati clienti anche di fuori provincia.

Sono stati sentiti anche i genitori che dopo accertamenti si sono dimostrati ignari dell’attività delle figlie, così come i  compagni di scuola e gli amici delle ragazzine.


Le ragazze inserivano gli annunci, fornendo nomi falsi e non utilizzavano mai i social network, per evitare che si venisse a sapere del giro tra gli amici.