politica

Il commento
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Non stupisce più nessuno che il Pd abbia conquistato Albaro. Perdendo a vantaggio della Lega di Matteo Salvini alcune sue storiche ex roccaforti del Ponente genovese Prà, Cornigliano, Sampierdarena e in Valpolcevera, Bolzaneto. Insieme alla rossa Albaro, i democratici di Pisapia (che non è sir Calenda) piazzano la bandiera rosée a Castelletto, Portoria e Foce, a Quinto e a Nervi sotto la villa del Grillo.



E, come dicevamo, questo bailamme non stupisce più nessuno. Che a Castelletto, storicamente, ci sia insediata una buona borghesia di stampo cattolico con vaste simpatie a sinistra, quelli che si chiamavano con un filo di ironia i catto-comunisti, è risaputo. Qui, tra il Liceo Colombo di Fabrizio e la Spianata di Caproni sono nate e cresciute quarant’anni fa le catto-contestazioni più aspre contro il cardinale Siri, dal Carmine di don Piana alla comunità di San Benedetto di don Gallo. Qui la Chiesa ha allevato famiglie dalle solide e antiche radici cattoliche, ma altrettanto forti passioni di cristianesimo sociale. Basti pensare al Ceis dell’ indimenticabile Bianca Costa.


Ma, francamente, ad Albaro non c’è stata mai una passione di sinistra, seppur moderata, né cattolica né laica. Ora, invece, gli albarini si scoprono rossastri, magari non proprio rossi come la rivoluzionaria Castelletto, ma insomma. E votano non per un signore liberaldemocratico come Calenda che non era in lista nella circoscrizione del Nord Ovest, ma per un Pisapia che appartiene all’ala sinistra del partito di Zingaretti.


Dunque la lezione che il Pd locale dovrebbe leggere parte proprio da questo dato urbano, peraltro una replica di quanto è avvenuto anche a Milano e Torino. Non dovrebbe farsi che una domanda per capire il territorio: perché vinciamo a Albaro e perdiamo a Cornigliano? Albaro e Castelletto soffrono relativamente dei temi degli immigrati, certamente molto meno che nelle periferie ex rosse.
Qui la buona borghesia, addirittura, ha incluso paradossalmente di più che i ceti medi o bassi del Ponente e delle vallate, periodicamente e sistematicamente sacrificati e bastonati nelle scelte delle amministrazioni bianche, azzurre, rosse e rosée che hanno governato Genova negli ultimi trent’anni.



Il rinnovamento della classe dirigente locale del Pd deve essere spinto e accelerato anche da queste analisiI: le vecchie facce del Pd , rispettabilissime ci mancherebbe!, non possono più presentarsi laddove i sanguigni Nuovi leghisti salvianiani e rixiani, hanno loro rosicchiato voti e temi ficcanti: ordine e sicurezza al primo posto, confusi negli ultimi anni da un Pd che non sapeva più leggere lo spartito della città, come “temi di destra”.



Propongo al Pd di organizzare la prossima Festa (dell’Unità?) con un titolo provocatorio emblematico e musicale
: “Avanti o popolo/alla riscossa/Albaro rossa/trionferà”. E poi tutti a Crevari a mangiare l’unico prodotto rosso doc che ci è rimasto: le focaccette marxiste. Loro sì senza ombra di dubbi.