salute e medicina

La Presidente della Confederazione Centri Liguri Tutela Diritti Malato Maria Chighine onlus
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L’attuale situazione di affollamento dei dipartimenti di emergenza, che puntualmente, come tutti gli anni, si verifica nei mesi invernali e soprattutto tra dicembre e gennaio sembra non trovare una soluzione atta a ridurre il disagio dei cittadini.

A nostro parere è bene risalire alle cause che portano a ciò, quasi a dire “che cosa tappa il lavandino e perché viene giù tanta acqua?”.
Se verifichiamo il perché della grande affluenza, non possiamo non parlare del territorio. Da anni si cercano, con scarso successo, soluzioni territoriali, extra-ospedaliere, almeno per i codici bianchi, che offrano anche possibilità strumentali di tipo diagnostico elementare (ECG, strisce reattive per analisi su sangue periferico, etc). E’ noto purtroppo che il problema trova il suo nodo nel contratto dei medici di medicina generale e nel reperimento delle risorse economiche (e forse anche nella difficoltà nel gestire l’innovazione …) . La miscela esplosiva  festività/epidemia influenzale/eccessi alimentari viene direttamente così depositata nei dipartimenti di emergenza.

Se verifichiamo il perché del “tappo” non possiamo non parlare della cronica mancanza dei posti letto: perché ciò? Una delle cause, ma non la sola, è data dal fatto che purtroppo i pazienti già ricoverati in ospedale e trasferibili in RSA hanno un’attesa di circa 30 giorni, eccetto per i pazienti dell’ortopedia e del centro ictus che devono essere trasferiti nelle RSA riabilitative(via più breve). Così la disponibilità di ricovero dal pronto soccorso al reparto è di gran lunga inferiore alla richiesta. In questo disagio si vengono a trovare anche gli stessi operatori sanitari, con il rischio che vengano dimessi pazienti più bisognosi di diagnosi approfondite e di cure ospedaliere o magari socialmente precari, e vengano invece ricoverati altri pazienti “a scopo prudenziale”; questo per il timore, a volte peraltro anche giustificato, dal quale deriva la cosiddetta “medicina difensiva”.

Sappiamo che alcuni interventi migliorativi sono stati tentati, quali il coinvolgimento di due medici di medicina generale in ambito di emergenza; riteniamo però che le soluzioni migliori debbano essere studiate a tavolino e programmate già nei mesi precedenti, ma soprattutto verificando in anticipo la loro fattibilità; purtroppo spesso avviene che le belle cose scritte e i programmi annunciati non riescano a trovare poi riscontro nella nostra realtà.

*Adelia Campostano - Presidente Confederazione Centri Liguri Tutela Diritti Malato Maria Chighine onlus