cultura

Torna cattivo nei panni di uno dei più grandi criminali americani
2 minuti e 45 secondi di lettura
Dimenticate Jack Sparrow. Dimenticate ‘Edward mani di forbice’. Dimenticate ‘Blow’. Il Johnny Depp protagonista di ‘Black mass’, presentato con successo fuori concorso nella recente Mostra di Venezia, è irriconoscibile: invecchiato, ingrassato, stempiato. Dopo il Dillinger di ‘Nemico pubblico’ il grande divo americano torna nei panni di un criminale, anzi di uno dei più famigerati della storia americana, Jimmy Bulger, che proprio ieri ha compiuto 86 anni in carcere dove è detenuto per aver commesso non meno di 19 omicidi. Pensate che su di lui, quando è stato arrestato nel 2011, pendeva una taglia di due milioni di dollari, inferiore soltanto a quella sulla testa di Osama Bin Laden.

Su questo controverso personaggio, il regista Scott Cooper (che ha sostituito Barry ‘Rain man’ Levinson cui era stato inizialmente affidato il progetto) ha costruito un gangster movie di quelli che probabilmente piacerebbero a Scorsese. Alla base, il patto scellerato che l’FBI concluse con questo boss: impunità in cambio di informazioni per annientare la banda mafiosa di italo-americani che teneva sotto scacco con i suoi traffici parte di Boston. Inutile sottolineare come di questa impunità Bulger seppe approfittare alla grande per i suoi affari.

La scommessa di Cooper è stata quella di rovesciare i termini coi quali solitamente si affronta il genere, interessato più che a mostrarci criminali che sono anche esseri umani, esseri umani che sono anche criminali. Affidandosi per questo ad un cast all-star (il film è costato 50 milioni di dollari e Depp si è dimezzato – si fa per dire – il compenso, da venti a ‘soli’ dieci milioni di dollari) che comprende anche Benedict Cumberbatch, Dakota Johnson, Joel Edgerton, Peter Sargsgaard, Juno Temple e Kevin Bacon (e c’era anche Sienna Miller che interpretava la ragazza di Bulger, Catherine Greig, le cui scene sono state tutte tagliate del regista perché – ha detto a Venezia in conferenza stampa – “in fase di montaggio ho sentito la necessita di restringere il fuoco della storia”).

In effetti, se il film convince è anche per una stringatezza che evita voli pindarici e si concentra sulla vicenda e sui rapporti tra i protagonisti principali: Jimmy, il fratello senatore e l’agente dell’FBI John Connelly che gli fa la proposta indecente, cresciuti da amici in South Boston le cui vite si rincrociano quasi per caso. E poi c’è Depp, sguardo ferino che non si capisce mai dove vuole andare a parare: un assoluto angelo del male (che qui, al contrario di quanto diceva la Arendt non è mai banale) dotato di una sua personalissima etica  e tutt’altro che privo di fascino: come quando dice al figlio che era stato punito a scuola perché aveva dato un pugno in classe ad un compagno che gli aveva rubato delle penne: “non è sbagliato dare un pugno, ma darlo davanti a qualcuno. Se nessuno ti vede, qual pugno non è mai stato dato”.

E se Scott Cooper con ‘Crazy heart’ è riuscito dopo decenni a far vincere l’Oscar ad un grande come Jeff Bridges, è molto probabile che questo Johnny Depp lo si possa ritrovare nelle prossime nomination per il premio più importante del Cinema.