cronaca

Stop alle trattative sulla nuova delibera, allarme Tari
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 A tre settimane dallo stop in Consiglio comunale, l’affare Amiu-Iren è fermo “a un punto di stallo”. A parte dichiarazioni e congetture, nulla di concreto. “Da quanto la delibera è stata bocciata non abbiamo avuto più nessun tipo di contatto con l’amministrazione o con l’azienda. Come se si fosse fermato il mondo”. È la denuncia a Primocanale del segretario regionale di Uiltrasporti, Stefano Scarpato. Intanto però il tempo stringe e a lanciare l’allarme sono anche le associazioni dei consumatori.

Le voci riguardano un nuovo accordo sulla base di un’aggregazione ribaltata rispetto al progetto bocciato a Tursi: ingresso di Iren in Amiu al 49%, almeno nella prima fase, e maggioranza delle quote in mano al Comune. “Aspettiamo che sia l’amministrazione a dirci cosa intende fare – replica Scarpato – a quel punto manifesteremo il nostro pensiero. Ci sono altre questioni oltre al controllo pubblico. Il piano industriale non lo abbiamo ancora visto e non abbiamo capito se gli impianti rimarranno a Genova e da chi saranno gestiti. Ne parleremo quando vedremo tutto scritto in modo chiaro e preciso, non come in quella delibera confusa modificata in extremis”.

Nello scoglio di Amiu rischia di inciampare anche il sindaco Doria, che dopo aver rifiutato le dimissioni “per senso di responsabilità” le ha minacciate ancora in caso di nuova caduta sulla delibera bis. E mentre il Pd terremotato dalle scissioni nazionali prova a tessere accordi a destra e sinistra, anche i consumatori si mobilitano in vista di pesanti aumenti sulla Tari. All’indomani della débacle in sala rossa, tanto Amiu quanto la giunta hanno messo in guardia: "Senza aggregazione i rincari toccheranno il 20%". Ben peggio del 5% previsto da sindacati e commercianti in fase di trattativa sulla fusione.

“Ricordiamo che mancano all’appello 200 milioni – spiega Stefano Salvetti di Adiconsum – Amiu ha una grave situazione di debiti e il Comune non può intervenire. Siamo in un vicolo cieco”. Ma il rientro dai debiti rischia di non essere l’unica trappola. “Noi soprattutto ci spendiamo perché si segua il progetto del Conai. Se non si arriva al 65% di raccolta differenziata entro il 2020, si aggiungeranno le sanzioni, pari a 25 euro per ogni tonnellata in eccesso”, spiega Salvetti. Situazione grave anche per la morosità, che ammonta a circa 15 milioni sulla Tari, circa il 10% sul totale del gettito. Il termine ultimo per chiudere la partita è il 31 marzo.