politica

L'editoriale
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Vergogna! E’ il solo vocabolo che si può pronunciare di fronte all’insensibilità, alla protervia e probabilmente anche alla sciatteria che il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan dimostrano di fronte alle circa duemila aziende genovesi devastate o distrutte dall’alluvione degli scorsi 9 e 10 ottobre. Con un provvedimento glaciale nel suo cinismo e surreale nella distanza che marca rispetto alla vita quotidiana delle persone, il governo ha deciso che entro il 22 dicembre tutti i contribuenti, anche quelli delle aree colpite dal disastro, devono pagare le tasse. Iva, Irpef, Irap e Ires: tutto in un’unica soluzione. Piangi, ma taci e paga! Alla faccia degli auguri di Buone Feste. E della promessa che almeno per le sventurate vittime del nubifragio – piccole e piccolissime aziende, con migliaia di lavoratori al seguito – ci potesse essere un’ulteriore proroga, dopo quella che era stata decisa fino al 20 dicembre. Macché. Il mosaico degli annunci a vuoto si arricchisce di un’altra tessera e avanti così. Che tanto gli italiani, e tra essi i genovesi e i liguri, hanno le spalle grosse.

Eh no, signori Renzi e Padoan, così non funziona. E funziona ancor meno se consideriamo che il pacco natalizio è arrivato nelle stesse ore in cui il Presidente del Consiglio fieramente annunciava urbi et orbi che l’Italia e Roma si candidano per l’organizzazione dell’Olimpiade 2024. Comunque la si pensi sull’argomento, a quella data anche i piccolissimi imprenditori genovesi e i loro dipendenti vorrebbero arrivarci vivi, cioè in attività. Rischiano di non poterlo fare, invece, perché il premier e il suo ministro non si sono accorti che ripulito il fango c’è gente che fatica enormemente a rimettersi in piedi. Gente che qualche aiuto lo ha ricevuto e lo riceverà grazie alla solidarietà di concittadini, corregionali e degli enti pubblici locali, ma che dovrà indebitarsi più di quanto immaginasse per pagare le tasse pretese da uno Stato sciacallo che, con le sembianze di chi ne guida le sorti, se ne impippa allegramente delle disgrazie dei suoi cittadini. Siano esse figlie di sciagure naturali (ma indotte anche da una gestione folle del territorio, in Liguria come altrove e più che altrove) o di una politica economica incapace di riaccendere il motore della crescita. Si trattava di concedere solo una dilazione e una rateizzazione, non di cancellare quegli esborsi. Questo non lo hanno mai chiesto neppure gli alluvionati, che pure una qualche ragione l’avrebbero avuta per aspettarsi un gesto simile. Invece niente. Niente di niente. Piangi, ma taci e paga!

In queste evoluzioni-convulsioni persecutorie, il governo (ma oltre che occuparsi di Giustizia e Difesa, compiti certo impegnativi, i due ministri liguri Andrea Orlando e Roberta Pinotti un colpo potrebbero pure batterlo) esibisce pure la faccia tosta di venirci a dire che le tasse sono un po’ scese e che scenderanno ancora. Ma come, ma dove, ma quando? Siamo alla fiera delle mistificazioni. La stessa in cui il ministro Maurizio Lupi ha allestito il baraccone delle Infrastrutture e dei Trasporti. Lì, d’improvviso, sono spuntati 15 milioni all’anno, per i prossimi 15 a venire, destinati al raddoppio della ferrovia nella tratta Andora-Finale Ligure. Tutto è successo dopo che nel corso di un’audizione al Senato il gran capo delle Fs, Michele Mario Elia, se n’era uscito spiegando candidamente che quell’opera non si può fare perché i soldi – in tutto circa 1,4 miliardi - non ci sono e perché l’intervento non è spacchettabile. Il senatore Maurizio Rossi ha armato una canea, Lupi s’è arrabbiato molto, ha obbligato Elia a negare di aver detto quelle cose e ha sciorinato interviste per affermare quanto quell’opera, collegamento cruciale fra Italia e Francia, sia “prioritaria”. Rossi, ch’è tignoso per carattere e ancor più lo diventa se facendo politica nei suoi modi insoliti provano a farlo “passare per scemo”, ha sbugiardato tutti, esibendo l’inequivocabile registrazione video dell’audizione di Elia.

Poteva finire lì, che sarebbe stato meglio per tutti. Invece no. Lupi, che deve ritenersi depositario della furbizia, ha pensato bene di dimostrare quanto la Andora-Finale Ligure sia “prioritaria”: 15 milioni all’anno per i prossimi 15 anni. Contro gli 1,4 miliardi che sono necessari! La cosa si commenta da sé. Peccato che l’assessore regionale alle Infrastrutture, Raffaella Paita, divorata dall’ansia di mettere il cappello su qualsiasi provvedimento venga giudicato capace di portare consensi alle primarie del centrosinistra, se ne sia uscita dichiarandosi “soddisfatta di aver convinto Lupi”. Soddisfatta di che cosa? Del nulla o quasi, se persino l’ex sindaco di Andora Franco Floris manifesti dubbi sul finanziamento, “utile solo a far partire il cantiere”. Forse.

Perché scrivo persino Floris? Perché Floris è un burlandiano di ferro e il suo appoggio alla Delfina gli è già valso la presidenza di Area 24, la società che gestisce la pista ciclabile del ponente ligure. Di fronte all’impudenza del ministro Lupi sul raddoppio ferroviario della Andora-Finale Ligure, però, ha avuto un sussulto d’orgoglio. E ha letto quel provvedimento, seppur con toni soffusi e quasi curiali, nel solo modo possibile: un’autentica presa in giro. L’assessore Paita se ne faccia una ragione. E provi a scoprire che di fronte a certe decisioni del governo l’indignazione porta più consensi del maldestro tentativo di ascriversi un merito – “aver convinto Lupi” – che di meritevole non ha alcunché. Essere diventati renziani non comporta l’obbligo di mandare il cervello all’ammasso.