cronaca

Lo scrive il giudice che ha condannato l'ex sindaco a cinque anni
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"Non hanno mostrato alcuna compassione per le sofferenze provocate ai parenti delle vittime...". E ancora: “Nessuno di loro ha chiesto scusa alle parti civili né ha offerto somme di denaro, sia pure simboliche”.

Ecco alcuni passaggi delle 599 pagine di motivazioni della sentenza di condanna dell'ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, dell’ex assessore Francesco Scidone e del dirigente comunale Gianfranco Delponte, condannati rispettivamente a 5 anni, quattro anni e nove mesi e quattro anni e cinque mesi nel processo per l’alluvione 2011 che è costata la vita a sei persone.

Il verdetto era arrivato alla fine di novembre. Oggi le motivazioni.

Il giudice Arianna Petri va giù duro in più passaggi. Sulla mancata chiusura delle scuole, il magistrato scrive: “E’ indubitabile che se si fosse ricorso alla cautela, già in passato sperimentata di chiudere le scuole, almeno cinque delle sei vittime non sarebbero decedute in quelle specifiche circostanze di tempo e luogo”.

Nel lungo documento il giudice delinea poi così la situazione dopo il disastro: “Mentre la città era in ginocchio e i parenti disperatamente cercavano i dispersi, gli imputati si preoccupavano di predisporre una ricostruzione dei fatti non veritiera da propinare subito alla stampa”.

"Non ho ancora letto la sentenza, ma dai titoli che ho visto non mi riconosco. Da quel giorno mi è cambiata la vita. Non so come si mostri il dolore, ma so quello che ho dentro". Questo il primo commento dell'ex sindaco. "La sentenza mi ha molto addolorato - prosegue Vincenzi - mi auguro che non siano solo quei titoli. Quelle frasi sono un giudizio morale legittimo che io rifiuto. Ma la domanda è: cosa ci azzecca un giudizio morale con una responsabilità penale? Spero non sia solo quello. Mi auguro che ci siano spazi per dimostrare la mia innocenza, il ruolo del sindaco e del Coa in base alle leggi. Se la sentenza è solo quei titoli, quelle frasi, io le impacchetto e le rispedisco indietro, perché è difficile da confutare. Mi auguro che nelle motivazioni ci siano elementi da riprendere e che davanti ad altri giudici si possano prendere in considerazione le prove e le circostanze portate da me e dal mio avvocato".