cronaca

L'immane tragedia provocò 44 morti
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La madre di tutte le alluvioni si scatenò a Genova il 7 ottobre 1970.

45 anni fa i fiumi, i torrenti genovesi facevano già paura ma la coscienza del cosiddetto "rischio idrogeologico" era forse meno diffusa. Ciò che accadde in quelle ore, a 4 anni dalla tragedia di Firenze, fu qualcosa di incredibile, inopinato, drammaticamente indimenticabile.

La prima zona della città a finire sott'acqua, tra il pomeriggio e la sera di mercoledì' 7,  fu il Ponente: Voltri venne sommersa, l'esondazione del Leira provocò 13 morti, il fango invase il quartiere e le zone limitrofe trascinando in mare auto e vite umane. La pioggia mortale si spostò poi in Valpolcevera, senza provocare vittime ma era solo una beffarda concessione a una città già in ginocchio e dove scorrevano, con l'acqua, le lacrime.

Infatti, poche ore dopo, era già l'8 ottobre, a finire ko fu la Valbisagno: la drammatica esondazione di Bisagno e Fereggiano, le decine di morti, i danni incalcolabili. Il fango e l'acqua che arrivano fino al centro storico come se un destino sempre più beffardo avesse deciso che tutta Genova doveva piegarsi davanti alla morte venuta dal fango.

44 vittime il bilancio finale, con 8 dispersi, gli sfollati saranno oltre 2000. Tra le 19 del 7 e le 18 dell'8 ottobre, a Bolzaneto caddero 948 millimetri di pioggia: un dato impressionante, spaventoso.

Tante le immagini consegnate alla storia della città: dall'acqua che invade la zona davanti alla stazione Brignole alla prima pagina del Secolo XIX che per un giorno non riesce neppure ad uscire in edicola e poi, quando lo fa, titola "Genova resiste".

Oggi, nell'era dei social network, tanti usano quella prima pagina dopo le troppe tragedie che l'acqua e il fango continuano a provocare a Genova. E l'altro perenne monumento è rappresentato dal troncone dell'antico ponte di Sant'Agata rimasto in piedi per miracolo. Un monito perenne che, purtroppo, l'uomo non ha saputo raccogliere in questi 45 anni.