cronaca

Dal Comune 1,8 milioni per le manutenzioni. Salvetti: "Non bastano"
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Il Comune di Genova stanzia 1,8 milioni per le case popolari, da aggiungersi ai 3 già deliberati a novembre. Risorse che andranno a tamponare un panorama disastroso sotto il profilo delle manutenzioni, ma largamente insufficienti a risolvere l’emergenza. L’allarme giunge da Stefano Salvetti, segretario ligure del Sicet, il sindacato degli inquilini.

“Il quadro è allarmante e disastroso”, sentenzia Salvetti. E giustifica subito con le cifre: “Su quasi 10.500 appartamenti di edilizia popolare a Genova, se ne liberano circa 300 all’anno. Nel 2015 ne sono stati assegnati solo 97 perché gli altri avevano bisogno di interventi”. Problemi a volte molto gravi, che pregiudicano l’agibilità degli appartamenti.  

Il secondo allarme che suona, di conseguenza, è quello sociale.
“Abbiamo persone con problemi psichiatrici, tossicodipendenti, situazioni di disagio. Queste persone vanno prese in carico e aiutate. È una situazione pericolosa che rischia di infiammare le nostre periferie”, dice Salvetti.

I soldi non bastano mai: la Regione ha appena messo in Arte - l'azienda che gestisce le case popolari in Liguria - 5 milioni, necessari per dare ossigeno a un ente che soffre un debito enorme "per colpa della cartolarizzazione", ricorda Salvetti. “Se dagli affitti arrivano in media 19 milioni, 5 milioni vengono destinati alla manutenzione. Ma di milioni ne servirebbero 20, solo per i lavori ordinari. Non parliamo poi di quelli straordinari”.

E le preoccupazioni non finiscono qui.
Intanto, il numero di alloggi: su 950 mila case in Liguria, circa 21 mila sono di proprietà pubblica e di queste 16 mila sono attualmente occupate. Quindi la penuria si aggrava, perché una su quattro è sfitta. “Molti non fanno neanche domanda, perché quando vengono nei nostri uffici dobbiamo dirgli che la avranno tra 5-7 anni”, sospira Salvetti.

Politiche abitative che languono, a tutti i livelli. “A Doria avevamo chiesto di farsi promotore di questo problema, anche con la Regione - prosegue Salvetti – ma è drammatico che non ci sia alcun piano nazionale per l’edilizia pubblica. Sulla casa rimangono sempre le briciole. Serve un’azienda unica che non solo assegni le casi ma crei anche welfare”. In cantiere ora c’è un bando regionale che consentirà di ottimizzare le spese energetiche in tre anni. “Ma servono risorse fisse a bilancio – conclude Salvetti – perché la casa è un pilastro della società civile. Come faranno i giovani che guadagneranno 800 euro al mese?”.