salute e medicina

Nel "Libro bianco" le linee guida per riorganizzare l'intero sistema ligure
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Meno ricoveri in ospedale, più assistenza a domicilio e una regia unica per la sanità ligure. La 'rivoluzione' annunciata sarà condivisa dalla maggioranza e poi passerà alla discussione in Consiglio Regionale. L'assessore Sonia Viale spiega a Primocanale i fondamenti e gli obiettivi del cosiddetto “Libro Bianco”.

Sei mesi sono passati, e la riforma?
Iniziamo, come anticipato da presidente Toti, il percorso del libro bianco. Si tratta di linee guida: la riforma non verrà calata dall'alto ma condivisa con cittadini, medici, operatori, per arrivare poi alla legge vera e propria, aperta al giusto dibattito con l'opposizione. Devo dire che sono molto soddisfatta del lavoro, il quadro che esce è quello di una sanità che ha bisogno di un cambio di passo, di mettere a sistema eccellenze, risorse, eccellenze e competenze di riorganizzare del territorio

Cambio di passo cosa vuol dire? Cambia la filosofia?
Ho sempre notato che c'è mancanza di dialogo nelle Asl, manca una regia unica della sanità ligure. Questo, secondo me, va a discapito delle scelte fatte per ottimizzare le risorse esigue che abbiamo Possiamo permetterci, senza reprimere i territori, di avere un governo del sistema che valorizzi le eccellenze e soddisfi le diverse necessità.

In un'intervista apparsa su Primocanale, Palombo fa un esempio chiaro, quello della chirurgia vascolare. Lo standard dovrebbe essere un centro ogni 1,2 milioni di abitanti. Lo stesso vale per altre specialità. A volte, invece, accade che sono di più in un territorio limitato. Questa sarebbe razionalizzazione seria. Ma sarà così?
Chiaramente, avendo una visione di quello che c'è sul territorio e dei criteri da utilizzare in questo caso, possiamo calarli. Ma è necessario anche avere rispetto di chi siamo, di quello che è la Liguria, perché ci viene richiesto dai sindaci e dal territorio. Nel Libro Bianco si mette in evidenza che serve un dialogo tra la sanità e il settore socioassistenziale. Bisogna liberare gli ospedali da quelli che non sono casi acuti. Vediamo che la degenza degli anziani va oltre il necessario per l'incapacità del sistema di assorbire la residenzialità. Dobbiamo veramente lavorare perché in ospedale ci vada solo chi ha bisogno.

Quindi, diciamo, “meno ospedale e più territoro”?
Sì. E valorizzare l'assisitenza domiciliare. Discutendo della finanziaria abbiamo deciso che i risparmi della sanità li destiniamo al sociale, non 'sociale' secondo senso comune, ma proprio in tutti gli interventi sul territorio che seguono il ricovero.

Finora è stata una stagione mite, ma a breve arriverà l'influenza stagionale. Per la sanità è un cataclisma: pronto soccorsi invasi, file, tutto il sistema è scosso. Ci state pensando? Non sappiamo quanta gente si è vaccinata, sarà un'emergenza.
È stata la mia preoccupazione proprio al rientro del periodo natalizio: riunire tutti i responsabili dei pronto soccorsi della regione per capire come si stanno attrezzando per emergenza influenza. Sappiamo che arriverà a fine mese. Ma la rigidità del clima di queste ore fa pensare che esploderà. Dobbiamo essere preparati, abbiamo dato indicazioni a direttori generali. Ad esempio, nel fine settimana tutte le persone dovranno essere dimesse per liberare posti. Prepararemo anche un vademecum per utenti e operatori

Non pochi sostengono che per evitare l'intasamento dei pronto soccorsi bisognerebbe introdurre un nuovo ticket. A volte, soprattutto nel weekend, sono intasati da chi non trova il medico di famiglia.
Il tema del ticket è sensibile. Non vorrei introdurre nuove forme di pagamento nella sanità se non in casi limite. Voglio vedere se è possibile risolvere la questione senza passare dal pagamento del ticket. Oltre a questa forma c'è la possibilità di rinforzare il personale medico. I concorsi vanno deserti. È capitato ad esempio nel Ponente. Vanno trovate soluzioni al problema.

Uno dei problemi centrali è l'organizzazione. Restiamo al caso genovese: un grande ospedale come il San Martino, il Galliera che verrà ridimensionato, il Ponente che aspetta da secoli un ospedale... Come ci si può muovere?
L'attenzione è tanta su una realtà complessa. In alcune situazioni si è perso tempo, quando c'erano investimenti in sanità. La politica non offriva vie per risolvere e nell'imbarazzo di scegliere i luoghi si è perso il treno. Oggi pensare di fare investimenti in sanità è difficile perché i canali di finanziamento sono ridotti. C'è un importantissimo cantiere alla Spezia per il Felettino, ma opportunità come queste non so quando e come ci saranno. Ci sono opere partite tanto tempo fa. Oggi su Genova devo pensare a come fare per dare a tutti i cittadini di tutte le realtà risposte ai bisogni di salute. Oggi c'è stata la riunione per la piastra a Ponente, abbiamo trovato una soluzione: non andare a costruire ex novo ma recuperare una struttura già di proprietà della Asl: il Celesia. È giusto condividere queste iniziative e, devo dire, questo metodo porta serenità in un'area così popolata e che verrà coinvolta in importanti opere nei prossimi anni. Il Gallino? Sono andata a visitarlo, garantisce un presidio importante, decoroso anche per manutenzione, con personale qualificato. Mi rendo conto che la sanità crea allarmi, ma tenere alta la tensione è corretto, giusto, bisogna sempre far sentire quando c'è bisogno.

Ospedali antichi recuperati, ma ci sono ospedali nuovi di zecca come Albenga che potrebbero essere chiusi. E tutta l'utenza che fine fa?
Il mantenimento del presidio di Albenga è una certezza. È stato oggetto di un progetto, sperimentazione col privato in ortopedia, che nella sua filosofia di fondo è condivisibile. Che poi altre questioni tecnico amministrative abbiano fatto fallire l'esperimento è un altro discorso.

Come freniamo le fughe? Quali altri strumenti ci sono? Coinvolgimento dei privati? Grandi accordi con la Lombardia?
Io spero di fare anche un accordo col Piemonte, dopo aver aperto il dialogo con la Lombardia. Vogliamo capire quali possono essere gli scambi e agevolare il ritorno dei professionisti

Ma non è che finisce che poi mandiamo altrove i nostri malati senza attrarrne dalle regioni confinanti?
Io accetto le sfide. Così siamo alla mercé. Se non facciamo niente la situazione rimane questa, con le fughe verso le altre regioni. È già così, non sono io a facilitarle. La rabilitazione è un punto forte. Abbiamo ortopedia e altri fronti su cui la Liguria può diventare un riferimento con accordi mirati.

Quello delle liste d'attesa è un tema che ci sta molto a cuore. Come possiamo affrontarlo?
Ci sono azioni che abbiamo messo subito in campo sulla Asl 3, la più grande in Liguria: il servizio Recall e il numero verde. “Recall” ha avuto successo: abbiamo recuperato 900 visite. E poi è un segnale di attenzione ai cittadini che non guasta mai. In più, dal primo dicembre è attivo un numero verde (800185055), a disposizione dell'utente per segnalare alla Asl che non è soddisfatto della risposta ottenuta al Cup. Un operatore lo richiama entro 48 ore. I cittadini che hanno chiamato hanno ottenuto soluzioni o spiegazione medica o tecnica.

Siete già riusciti a ridurle?
Dermatologia ha ridotto la propria lista del90% a Genova. È chiaro che non possiamo fermarci qui, ci vogliono risorse economiche. La coperta è molto corta. I tagli sono già annunciati, arriveranno.