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Tutto il mondo è paese. Il vizietto dei politici di utilizzare fondi pubblici per fini personali pare infatti non essere un’usanza solo italiana. In Giappone il ministro dell’Industria Yuko Obuchi avrebbe speso 10 milioni di yen (circa 74mila euro) in prodotti di bellezza tra il 2007 e il 2012. Un episodio di ‘spese pazze’ non differente da quelli di cui si è avuta notizia in Italia.

In Liguria lo scandalo 'Spese pazze' ha coinvolto alcuni consiglieri regionali per l’utilizzo personale di fondi pubblici. Una inchiesta che ha portato finora a 13 indagati di cui 4 con provvedimento di misura cautelare e il coinvolgimento di tutti i partiti, nessuno escluso. Pranzi, viaggi in taxi, centri estetici, soggiorni alle terme, mutandine di pizzo, viaggi rendicontati due volte, parrucchiere, borse, tessuti da arredamento. In Liguria gli indagati non si sono fatti mancare nulla. E tra i partiti la vicenda ha toccato dal Pd a Forza Italia, da Idv a Sel fino alla lista civica 'Noi con Burlando'.

A essere diverso è, però, il finale. Mentre in Italia i politici colti in fallo si rifugiano spesso in arrampicate sugli specchi e attacchi alla stampa, in Giappone la vicenda ha avuto uno sbocco ben diverso. Obuchi è stata costretta a dimettersi, il 20 ottobre scorso, per la pressione dell’opinione pubblica. Ma non solo. L’ormai ex ministro si è presentata davanti ai cittadini e ai media, umiliandosi con un inchino.

In Italia potremmo anche fare a meno di un inchino. Basterebbe un'assunzione di responsabilità, seguite da dimissioni a stretto giro di posta. Poi la magistratura farà il suo corso.