politica

L'editoriale
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Sedici ore in diretta per raccontare la tre giorni di scioperi Ilva. Un altro appuntamento in cui Primocanale non ha lesinato forze, né mezzi, per svolgere nel migliore dei modi il ruolo di ‘servizio pubblico regionale’. Una mission che fa parte del dna della tv leader in Liguria. Premiata da ascolti straordinari, premiata ancor di più dall’affetto dei liguri che riconoscono lo sforzo effettuato per informare il territorio istante dopo instante.

Se è vera la definizione per cui “un servizio pubblico è una tipologia di servizio reso alla collettività”, allora il gruppo Primocanale ha centrato ancora una volta l’obiettivo, ascoltando sia le voci della protesta che quelle contro la protesta. Con lo scopo di raccontare un momento importante per il futuro economico della città ma anche di aiutare i cittadini con indicazioni di servizio per evitare ulteriori disagi.

Primocanale fa parte di quella schiera risicata di emittenti televisive che conoscono bene il significato di ‘servizio pubblico regionale’. Una voce indipendente, che trova nel mercato pubblicitario le sue risorse senza incidere neanche per un centesimo sulle tasche dei contribuenti. Lo sforzo è stato importante, sul piano umano ed economico.

Ma Rai 3 Liguria, nel momento delle emergenze, dov’è? Per quanti minuti racconta quello che accade sul territorio? A quali costi per la collettività? Con quanto personale? Domande che tra scioperi e alluvioni tornano come un mantra.

La terza rete di Stato, nata nel 1975, ha (consentitemi: dovrebbe avere) nella sua mission la realizzazione di “programmi di servizio e di approfondimento insieme a spazi dedicati alle autonomie locali”. Però, quando un cittadino ha bisogno di un'informazione locale aggiornata, puntuale, approfondita, e la cerca su Rai 3, semplicemente non la trova. Per bene che vada, dovrà aspettare una delle edizioni del Tg regionale. Eppure la rete pubblica a Genova ha sede, mezzi e giornalisti, pagati da tutti noi con il canone.

Se davvero siamo parte dell’Europa, allora comportiamoci da europei. Il gruppo Primocanale su questo ha le idee chiare e chiede solo la possibilità di partecipare a un bando di gara (serio) che assegni il ‘servizio pubblico televisivo regionale’ alla rete che offre la migliore qualità al prezzo più competitivo. Un sistema in cui la collettività vincerebbe due volte: la prima perché spenderebbe meno, la seconda perché, a fronte di questo minor costo, il servizio pubblico regionale sarebbe il migliore possibile. Chi vincerebbe la gara?