Perché sul referendum costituzionale tre editorialisti di punta di Primocanale esprimono tre convinzioni differenti mentre tre parlamentari di opposizione rappresentano un'unica posizione? La risposta parrebbe intuitiva ma credo sia utile esplicitarla.
Rifuggendo infatti dall'idea populista che distingue fra giornalisti virtuosi e politici malfattori che pensano solo a difendere la loro poltrona, credo che alla radice non vi sia il consenso o dissenso per una riforma ma una sorta di resa dei conti che ha in palio la trasformazione del panorama politico italiano.
Solo così si può spiegare la saldatura fra sinistra radicale, Movimento 5 stelle e destra, unite nella volontà di bloccare una dinamica di rinnovamento degli equilibri interni di una classe politica e non solo. Se ciò non fosse vero, basterebbe porsi due semplici domande e trarne un'unica conseguenza: la riforma migliora o peggiora lo status quo? C'è una proposta di riforma alternativa?
È esilarante sentire usare il criterio del modello ideale, del “si poteva fare meglio” da parte di chi non è in grado di esprimere una proposta di modernizzazione del paese. Sappiamo ormai per esperienza che il meglio è nemico del bene e che una riforma imperfetta ma realista è un primo passo.
È dalla metà degli anni '70 che assistiamo a questo balletto, prima la DC, poi il PSI, per passare alla Bicamerale Bozzi e a quella De Mita-Iotti, al Comitato Speroni e alla Bicamerale D'Alema. Una classe politica inadeguata e debole non è in grado di riformare istituzioni inadeguate e deboli.
Bicameralismo paritario e poteri del Senato, elezione del Presidente della Repubblica, competenze concorrenti in tema di energia, reti di trasporto, formazione professionale, infrastrutture, commercio internazionale: su tutto questo, c'è un'idea di riforma alternativa, comune agli oppositori? E se questi riuscissero nel loro intento di mandare a gambe all'aria la riforma, con quale proposta alternativa si presenteranno davanti agli elettori oltre all'ormai stonato refrain della Costituzione più bella del mondo?
Con questo referendum si chiude la seconda repubblica e si archivia quella strana dinamica per cui si grida al regime ma il regime è costituito da chi grida. Fateci caso, sono contro il referendum i presidenti di Camera e Senato, il Presidente della Corte Costituzionale, il sindacato della magistratura e parte di quello dei lavoratori, la burocrazia statale, i partiti alla destra e alla sinistra del PD, nonché un pezzo del PD stesso.
Tutta l'Italia che ha contato finora si oppone alla riforma, un blocco consociativo e conservatore contro un sistema semplice in vigore in occidente: si discute, si decide, si realizza. Io scommetto che la conservazione sarà una minoranza di questo paese, anche se rumorosa e che una maggioranza sconosciuta ai media e ai social network andrà a votare e voterà Sì.
Ho voluto esprimere la mia opinione, dopo mesi di assenza dal dibattito pubblico ligure perché credo in questa riforma anche se so che il teatrino a cui stiamo assistendo in città ha ormai smesso di meritare l'impegno delle sue migliori energie favorendo chi occupa o aspira ad occupare ruoli nella gestione delle istituzioni senza doti, motivazioni o competenze.
politica
"Referendum costituzionale, io voto Sì perché così si chiude la seconda repubblica"
Sulle riforme volute dal governo Renzi
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