porti e logistica

Signorini: "Mi preoccupa la Culmv". Slitta il risanamento
2 minuti e 55 secondi di lettura
"La situazione è esplosiva. Abbiamo tante situazioni delicatissime, e la Pietro Chiesa potrebbe essere solo l'inizio di una fase molto peggiore che troveremo tra qualche giorno". A lanciare l'allarme è Mauro Scognamillo, segretario regionale della Fit-Cisl. Dopo la protesta dei 'carbonin' che ha mandato in tilt la città, Genova si prepara allo sciopero generale del porto. La data ufficiale ancora non c'è (si parla di un giorno intorno al 9 aprile), ma le segreterie regionali ci stanno lavorando.

La notizia di giornata è che la scadenza per il piano di risanamento della Culmv è stata ufficialmente posticipata di due mesi. Intanto, il vertice in Prefettura con Signorini, i sindacati e i terminalisti per i lavoratori della Pietro Chiesa, prossima alla liquidazione, si riaggiorna martedì. L'intenzione è quella di ricollocare i lavoratori tutti insieme, ma nel frattempo sarà necessario trovare una soluzione per garantire la continuità occupazionale durante la fase di transizione. I tempi però sono lunghi, e a farne potrebbe essere quella pace sociale duramente conquistata in questi anni sulle banchine.

"Capisco l'apprensione, ma credo che non esistessero i presupposti per uno sciopero, che è stato un po' forzato". ha detto ieri Signorini. Anzitutto c'è uno scoglio sul percorso della vicenda 'carbonin', ed è appunto il piano di risanamento della Culmv che andrà approvato entro giugno. I 25 soci che ieri hanno scioperato vorrebbero aggregarsi ai colleghi camalli (che sono già un migliaio) piuttosto che essere assunti dai terminalisti (finora si sono fatti avanti Spinelli, proponendo 8 assunzioni, Saar e Rolcim), ma il passaggio alla Culmv non sarà possibile prima di aver firmato quel documento.

"Quello sì che mi preoccupa - confessa il presidente dell'autorità di sistema - perché sono mille persone che fanno girare il primo porto d'Italia". E infatti, a giudicare dal clima degli ultimi mesi, è quasi certo che voleranno gli stracci. I terminalisti avevano proposto una prima soluzione: niente pagamenti anticipati per chiudere il bilancio e introduzione di una 'agenzia del lavoro'. Ipotesi però respinta fermamente da sindacati e camalli perché in pratica sostituirebbe il concetto stesso di compagnia con un semplice meccanismo a chiamata senza utili condivisi. D'altro canto molti operatori si stanno già organizzando con personale dipendente, riuscendo così ad abbattere i costi. 

In ogni caso la Culmv dovrà in qualche modo far quadrare i conti e soddisfare i vertici dell'Authority, pena l'avvio di una procedura che potrebbe portare alla revoca dell'autorizzazione (prorogata per 2 anni lo scorso ottobre). Gran parte della strategia dipenderà dal nuovo console che sarà eletto a breve: per ora i candidati sarebbero Antonio Benvenuti, attuale leader dalle posizioni più 'rigide', e SIlvano Ciuffardi, il suo vice, più aperto al cambiamento. 

Insomma, il rischio polveriera c'è. E a condire la miscela ci sono i problemi dell'autotrasporto. Miccia riaccesa qualche giorno fa dall'incidente mortale al Psa-Vte che ha riproposto il problema dei tempi d'attesa per i camionisti ai terminal. A Pra'-Voltri, stimano i sindacati, arrivano 2-3000 mezzi pesanti al giorno, ma i loro conducenti non hanno a disposizione né bagni né punti di ristoro né aree di sosta, anche se il terminal ha programmato investimenti mirati. Sul tema 'sicurezza' lo stesso Signorini ha riconosciuto ai rappresentanti dei lavoratori che “da tempo sono state segnalate "situazioni di criticità" ammettendo che si deve fare di più e meglio.