Cronaca

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Dopo due anni e mezzo al via la discussione in cui magistrati, con al fianco il procuratore Piacente, raccontano perché i 57 imputati per il crollo vanno condannati. "Spettava a loro il compito di prevenire ed evitare la tragedia"
6 minuti e 49 secondi di lettura
di Michele Varì

Grande commozione stamane alla ripresa del processo Morandi: all'inizio della requisitoria il pm Cotugno ha letto i nomi di tutte le  43 vittime mentre i loro nomi e cognomi scorrevano sui display dell'aula, "siamo qui per loro, è giusto ricordarlo" ha sottolineato il magistrato precisando che "non si tratta di una commemorazione ma di un atto del processo, questi nomi sono sul capo di accusa".

La lettura scandita dal magistrato che i vesti i panni dell'accusa ha commosso i familiari delle vittime, come le sorelle Possetti, Marcello Bellasio ed Emanuel Diaz.

Il pm ha poi avviato la requisitoria partendo da lontano, per gli avvocati difensori "anche troppo da lontano" visto che alcuni legali hanno sottolineando che "se si articola e si gonfia una requisitoria con troppi elementi poi nessuno si potrà lamentare della lunghezza degli interventi delle difese.

In aula anche il procuratore Piacente

Dopo la pausa in aula, al fianco dei due  pm anche il procuratore capo Nicola Piacente, che sottolinea così non solo simbolicamente la vicinanza della procura al grande lavoro svolto dai magistrati.

Cotugno in aula ha illustrato le linee generali per cui gli imputati sono accusati di condotte commissive ed omissive, ossia comportamenti per un'azione svolta e per azioni invece non svolte che, ed è questo il tema del processo, ha ribadito il pm, avrebbero potuto evitare un fatto, nel caso il crollo del ponte Morandi. 

L'intercettazione fra Berti e Donferri

 

Il pm ha rivelato anche di un'intercettazione  fra due imputati eccellenti di Aspi, Donferri e Berti, che quattro mesi dopo il crollo del ponte confermarono che all'ex amministratore delegato di Aspi Castellucci bisognava obbedire e non c'era possibilità di effettuare una reale sorveglianza sulle opere autostradali. Sul crollo il magistrato ha ribadito: "C'erano segnali da tempo e non è stato fatto nulla. Si è iniziato a pensare di fare lavori, senza interessarsi dei tempi. E nel frattempo il Morandi è crollato".

La complessità dei reati colposi

Tornando ai reati la colpa commissiva, ha spiegato il pm, è avere fatto entrare gli utenti in autostrada, quella omissiva è non avere interdetto l'autostrada alla circolazione. Cotugno si è poi addentrato nella grande nebulosa astratta dei reati colposi, ha argomentato sulla colpa, che non ha punti cardinali ed ha un elevata discrezionalità nei giudizi.

"La colpa non si accerta, ma si ricostruisce attraverso norme che non dicono molto -  ha spiegato il magistrato -, noi siamo andati a ricostruire quanto accaduto tanti anni fa, una premessa banale che serve per dire che quando questi reati che si verificano in organizzazioni complesse come Autostrade per l'Italia e Spea e gli oneri sono suddivisi in vari soggetti diventa tutto più complicato perché è necessario articolare quali sono i compiti di ognuno, e anche le omissioni, ossia cosa sarebbe successo se… La giurisprudenza detta che se un ente o un'organizzazione è tenuto a un compito la responsabilità è del vertice e dei soggetti delegati.
Ma nel nostro caso non c'è un delegato ma un'organizzazione aziendale in cui si delineano i compiti che ogni soggetto è tenuto a fare, non siamo di fronte alla matematica della delega ma una frammentazione di essa".

I controlli in caso di appalti, come Spea

Per fare capire cosa deve fare un organo al vertice per arrivare all'obiettivo e ha il dovere del controllo sull'efficacia dell'organizzazione il magistrato ha illustrato degli esempi, da quello del cameriere al tavolo di un ristorante, dove c'è un pavimento e un soffitto, "so che questo cameriere lavoro per qualcuno che deve organizzare il lavoro e l'accesso dei clienti in un luogo di lavoro". Altro esempio quello di un centro commerciale, dove chi organizza è lo stesso che ha il rischi imprenditoriali, stesse modalità in scuola, dove chi ha il compito di organizzare deve valutare rischi differenti, che un bambino non scappi dall'asilo, che un cuoco non si ustioni e altri rischi collegati a scale e ascensori. Se si affida un servizio, come il servizio mensa ad un appalto (come ha fatto Aspi con Spea ndr) bisogna controllare anche chi lavora in appalto.

L'assenza di una rete di protezione

Prima ancora il magistrato aveva parlato della "ridodanza", ossia della rete di sicurezza che ci deve essere quando beni sono importanti (come nel caso del Morandi) con più linee e servizi per garantire che soggetti diversi possano presidiare lo stesso rischio. Cotugno ha fatto riferimento all'articolo 113 del cp che tratta della cooperazione del delitto colposo, quanto l'evento è cagionato dalla cooperazione di più persone, sottolineando che ciascun soggetto soggiace alle pene stabilite per il delitto.

La cronistoria

Dopo due anni e mezzo dall'inizio del processo per la tragedia di Ponte Morandi parte oggi la requisitoria dei magistrati dell'accusa: i pm Cotugno e Airoldi (da sinistra nella foto) ricostruiranno davanti ai giudici Lepri, Baldini e Polidori il quadro generale che ha permesso di portare a processo 58 imputati, nel frattempo diventati 57 per la morte del dirigente di Spea Giacobbi, per poi delineare la posizione dei singoli imputati di cui chiederanno la condanna per la tragedia. Una fase processuale cruciale che come si poteva evincere dalla maxi memoria di 6 mila pagine dei magistrati durerà molto tempo e impegnerà le udienze di giugno e di luglio e potrebbe concludersi a fine settembre. La sentenza a quel punto potrebbe arrivare entro l'estate del prossimo anno.

Verifiche su solo due delle tre pile

La tesi dei pm dell'accusa è nota: c'erano tutti i presupposti per intervenire e mettere in sicurezza il ponte o quanto meno chiuderlo al traffico per effettuare verifiche accurata sulla pila 9 che ha causato il crollo e che nessuno aveva controllato in modo adeguato nonostante il degrado riscontrato sulle pile gemelle 10 e 11, pile per questo ristrutturate negli anni '90.

Il monito della relazione Zanetti del 1975 


Un monito lanciato già nel lontano 1975 dalla relazione dell’ingegnere Zanetti di Spea, la società a cui già allora erano affidare le attività di sorveglianza e ispezione della rete in concessione, in cui a soli otto anni dalla costruzione del ponte si evidenziavano fessurazioni nel calcestruzzo, con tracce di infiltrazioni e umidità unite anche a ruggine. Non solo: lo stesso costruttore del ponte, l'ingegnere Morandi, nel 1981 aveva messo sull'avviso sulla degradazione dell’opera dovuta a “un’atmosfera altamente corrosiva” raccomandando verifiche attente e “immediati interventi”.

"In caso di valigia incustodita si evacua l'aeroporto" 


Per tutte queste considerazioni, dicono i pm, in base "al principio di precauzione", quello per cui se si trova una valigia abbandonata in aeroporto lo scalo deve essere sempre evacuato, il ponte Morandi andava chiuso in attesa di verifichi specifiche sulla pila 9 mai controllata sulla sommità, il punto del crollo, dove da quanto emerso dalle indagini si è andati a verificare solo tre volte e sempre di notte, per non bloccare il traffico, verifiche per i pm solo superficiali senza mai verificare con scassi in che condizioni fossero i cavi all'interno del calcestruzzo.

L'errore di affidarsi a controlli inadeguati

Il tutto aggravato, sostengono i magistrati Airoldi e Cotugno che hanno coordinato l'indagine dei finanzieri con il collega Terrile nel frattempo andato in pensione, dall'uso delle prove riflettometriche, le Rimt, che in base a impulsi elettrici avrebbero dovuto svelare le condizioni dei cavi dentro il calcestruzzo del ponte, verifiche in realtà ritenute inaffidabili nel resto del mondo (dove non le usa quasi nessuno) e forse dagli stessi imputati visto che le indagini hanno accertato che nessuno esaminava i responsi dei test. Verifiche risultate in effetti inaffidabili visto che rivelavano risultati schizofrenici, con cavi ammalorati che anni dopo anche se mai sottoposti a cure risultavano miracolosamente in salute.

In aula i familiari delle vittime

In aula oggi, oltre al sempre presente Emmanuel Diaz, fratello di Henry, studente colombiano una delle 43 vittime, ci sarà anche Egle Possetti, portavoce del Comitato dei familiari delle 43 vittime del crollo, in udienza rappresentato dall'avvocato Raffaele Caruso.
Dopo la carcerazione di Castellucci più ansia fra gli imputati
Dovrebbero essere presenti come sempre anche alcuni imputati che però, dall'aprile scorso, da quando sono stati rinchiusi in carcere alcuni degli imputati condannati in terzo grado per la strage del 2013 sull'autostrada di Avellino (fra cui l'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci e l'ex direttore Mollo sul banco degli imputati anche a Genova), stanno vivendo le udienze del processo Morandi con molta più apprensione e ansia, perché adesso c'è la consapevolezza che in caso di condanna si può davvero finire in una cella.

 

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