Cronaca

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il recluso ha parlato a lungo con il magistrato, sul suo viso e sul corpo più sfregi procurati con un artigianale ago con inchiostro usato dai reclusi per farsi tatuaggi clandestini
2 minuti e 4 secondi di lettura
di Michele Varì

Ha parlato a lungo e ha raccontato ogni particolare delle violenze sessuali e sevizie subite dai quattro compagni di cella del carcere di Marassi. Il recluso di diciotto anni ieri è stato interrogato nel "repartino" dell'ospedale San Martino e ha confermato in modo dettagliato al magistrato quanto subite dai suoi aguzzini.

Per almeno due giorni nessuno si sarebbe accorto di niente 

Per almeno due giorni, ma qualcuno dice anche quattro, nessuno degli agenti dell'istituto che avrebbero dovuto effettuare i controlli nella cella del diciottenne si è accorto che il ragazzo era in balia dei compagni che dopo averlo violentato lo hanno seviziato e sfregiato, per farlo hanno utilizzato anche un artigiane marchingegno con ago e inchiostro usato per effettuare i tatuaggi nelle celle.

Per questo la procura, come gli ispettori del Dap del ministero della Giustizia che hanno avviato un'inchiesta interna, sta valutando eventuali omissioni degli agenti visto che per regolamento a ognuno dei tre cambi turni nell'arco delle 24 ore i poliziotti sono tenuti a verificare, di giorno entrando nella cella, di notte dall'esterno, la situazione dentro la camera.

Controlli su una dozzina di detenuti alla guida della rivolta 

Sul fronte della rivolta divampata mercoledì nella seconda sezione dei "definitivi" che volevano farsi giustizia cercando di raggiungere la prima sezione del reparto dei "giudicabili" dove era custodito il 18enne le attenzioni degli inquirenti si stanno concentrando su una dozzina di reclusi che hanno guidato la rivolta, in particolare su due persone che volevano farsi giustizia da soli accoltellando gli aguzzini.

Trapela poi che il diciottenne per sua giovane età sarebbe dovuto rimanere, come tutti i reclusi definiti "giovani adulti" in cella solo con coetanei. Un ragazzo fra l'altro fragile visto che da quando è entrato in carcere, dal marzo scorso per una rapina di un giubbotto, è stato più volte trasferito da una cella all'altra. Dunque un ragazzo che meritava un'attenzione costante. Un regime di controllo però impossibile in un reparto sovraffollato con 200 detenuti e dove per la carenza d'organico a un solo agente ha il compito impossibile di controllare più piani.

Sotto accusa, inevitabilmente, i vertici del carcere di Marassi, dalla direttrice alla comandante, che se non riusciranno a giustificare come è potuto accadere che per giorni e giorni la cella dove si sono consumate le sevizie sia stata fuori controllo, potrebbero pagare per tutti ed essere trasferite ad altri incarichi.

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