Cronaca

Oggi si parlerà delle delle prove dinamiche sul ponte, da domani e per più settimana invece riflettori sul disegno di rifacimento della pila 9 che poteva evitare il crollo ma mai realizzato
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GENOVA - Riprende oggi, 6 maggio, il processo per il crollo del Ponte Morandi dopo la settimana di pausa per le festività del Primo Maggio: in aula davanti ai giudici Lepri, Baldini e Polidori (nella foto) per la fase tecnica iniziata ad aprile ci saranno ancora i tecnici dei sedici imputati Spea finiti sul banco degli imputati. Oggi si parlerà delle prove dinamiche sul ponte che avrebbero potuto rivelare le fragilità della pila 9 poi causa del crollo che il 14 agosto 2018 ha provocato la morte di 43 persone.

Il tecnico che sarà chiamato a spiegare le prove dinamiche è l'ingegnere Savoia. Domani e dopo, e probabile anche nelle udienze della prossima settimana, invece sotto la tensostruttura si parlerà di una delle tematiche più importanti del processo: il progetto di retrofitting della pila 9 che avrebbe evitato il crollo ma pur auspicato dagli anni '90 mai realizzato. A raccontare i dettagli del progetto sono quattro tecnici Spea, Saetta, Savoia, Meda, Antonelli.

Sul banco degli imputati con i vertici di Spea ci sono i vertici di allora di Autostrade per l'Italia, tecnici ministeriali e consulenti, in tutto 58 persone indagate.

Per l'accusa sostenuta dai pm Terrile, Cotugno e Airoldi visto che a fine anni '90 era stata rifatta la pila 11 che presentava dei buchi causati dalla corrosione, era logico rifare anche la 10, poi parzialmente sistemata, e la 9 che invece non è stata mai interessata da lavori anche perchè c'era uno scritto del numero tre di Aspi, l'imputato Donferri Mitelli, che garantiva che la pila era sicura sino al 2030.

Per la difesa le pile erano tutt'altro che gemelle e il degrado della 9 era molto in profondità e per questo non rilevabile se non danneggiando in modo strutturale lo strallo.
Non solo: i legali degli imputati sostengono che la corrosione della pila 9 fosse figlia di un errore di costruzione (una inadeguata iniezione di malta dello strallo) negli anni precedenti l'inaugurazione - avvenuta nel 1967 - e sia stata tenuta nascosta per non rifarla con il rischio di fare slittare il battesimo del ponte Morandi, un capolavoro dell'ingegneria.

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