Cronaca

Nella memoria dei magistrati minuziose schede per ogni imputato, l'ex ad di Aspi Castellucci definito l'artefice "sistema risparmi"
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GENOVA-L'ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci e gli altri due ex dirigenti Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli erano "artefici e del sistema di risparmio" della società mentre i dirigenti del primo tronco erano a conoscenza delle reali condizioni del ponte Morandi. Per questo le loro posizioni sono più "compromesse".

E' quanto sottolineano i pubblici ministero Massimo Terrile e Walter Cotugno nelle 2389 pagine di memoria introduttiva depositata in udienza al processo per il crollo del viadotto avvenuto il 14 agosto 2018 che ha provocato 43 morti.

Una memoria deposita a sorpresa e che ha subito innescato polemiche con accuse da parte dei legali delle difese di tentare di indirizzare il percorso del processo.

Nel dossier ci sono schede molto minuziose per ognuno dei 48 imputati. I due pm ripercorrono la storia del viadotto, dalla costruzione fino al crollo, e poi di fatto, come ha detto Terrile in udienza, anticipano la requisitoria che verrà arricchita dalle testimonianze nel corso del processo. Le figure più lontane nel tempo sarebbero quelle con le posizioni più sfumate.
Nella memoria il pm parte dal crollo e dagli allarmi lanciati già nel 1975 dall'ingegnere Zanetti che aveva rilevato la presenza "di fessurazioni nel calcestruzzo, con tracce di infiltrazioni di umidità, unite anche a ruggine", e dallo stesso ingegner Morandi a partire dal 1979. Viene riportato anche un episodio del febbraio 2018, quando cadde un pezzo di elicoidale all'imboccatura del ponte. Un degrado, quello del tratto di autostrada sul Campasso, che veniva denunciato da tempo dagli abitanti, inutilmente, come rimarca l'avvocato Luca Cesareo che ora rappresenta alcune parti civili.

Le due società, hanno scoperto i pm, non avevano il progetto dell'opera. Viene riportata anche la "politica delle reti" adottata dalla società: a ogni distacco di materiale dal ponte invece di intervenire in maniera adeguata si mettono delle reti e quando queste si riempiono se ne aggiungono altre fino anche a cinque "stratificazioni".

Tra i documenti allegati alla memoria c'è anche la lettera di licenziamento di Stefano Marigliani, ex direttore del Primo tronco. Aspi lo ha licenziato dopo il 2020 contestandogli di sapere che il sistema dei sensori di monitoraggio era fuori uso dal 2016 ma di avere continuato a dire che funzionava e che non dava segnali di allarme.
Con l'arrivo poi di Tomasi alla guida dell'azienda c'è stato un rinnovamento totale della gestione della rete riconosciuto anche dalla procura. L'accusa riporta anche la vicenda dei controlli da fare con i droni: la società si era attivata per farli ma poi lasciò perdere.

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