Cronaca

Per dare modo di leggere le 2.389 pagine il processo riprenderà una settimana dopo, il 16 gennaio. Una abitante: "Visto il ponte sbriciolarsi". Due lavoratori Amiu: "Dal ponte cadevano calcinacci e grondaie".
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GENOVA -Colpo di scena al processo per la tragedia del crollo di ponte Morandi costata la vita a 43 persone: i pubblici ministeri dell'accusa Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno presentato al collegio giudicante una robusta memoria difensiva di 2.389 pagine (nella foto i faldoni fra i due magistrati) con relativo cd per la lettura digitale in cui sintetizzano gli elementi d'accusa.



Il presidente del collegio giudicante Paolo Lepri ha accolto la memoria riservandosi di dare una risposta alla prossima udienza per questo spostata di sette giorni, invece del 9 gennaio si riprenderà il 16. Alcuni legali che difendono i 58 imputati hanno provato a contestare la presentazione della memoria, ma il giudice ha preso tempo invitando i legali a leggerla prima di rigettarla.

Terrile ha detto che la memoria è un vantaggio per le difese perchè possono conoscere in largo anticipo l'impostazione dell'accusa invece di attendere la requisitoria.


Nell'udienza di oggi è stata quasi conclusa l'audizione delle parti lese con i racconti di cinque testimoni: una coppia che al momento del crollo era in auto a pochi metri dal ponte e lo ha visto sbriciolare, due operai di Amiu Bonifiche e una abitante di via Porro.
I due operai hanno confermato che dal ponte cadevano da tempo calcinacci e anche grondaie che avevano danneggiato dei veicoli posteggiati.

 

Il pm Terrile ha formalizzato che il camionista ceco Martin Kucera, uno dei sopravvissuti, che quel giorno viaggiava dietro il camion che trasportava un rotolo di acciaio di 3 tonnellate e mezzo, non intende venire in Italia a testimoniare perchè ancora scosso, per questo i giudici hanno tre possibilità: interrogarlo in video conferenza, raggiungerlo e provare a interrogarlo a Praga o acquisire la testimonianza che aveva rilasciato alla polizia giudiziaria titolare delle indagini, eventualità quest'ultima però da scartare perchè i difensori degli imputati avrebbero vita facile nell'opporsi a questa modalità di acquisizione dell'atto.

Il racconto di Kucera è importante perchè con le sue parole smonta la tesi per qualche tempo sostenuta da Autostrade per l'Italia che il ponte possa essere crollato a causa della caduta del grosso rotolo di acciaio sull'asfalto.
Il camionista ceco ha infatti smentito di avere visto cadere la bobina d'acciaio.
Kucera, nella caduta alla guida del suo camion aveva riportato ferite guaribili in solo una settimana, più grave lo choc, che lo accompagna ancora oggi tanto da avere paura quando transita su un viadotto e non volere più raccontare il suo dramma neppure davanti ai giudici.

 

Ecco il testo di un'intervista rilasciata dal camionista ceco subito dopo la tragedia: "Pioveva tantissimo ed ero concentrato sulla strada. Poi ho cominciato a precipitare e attorno a me cadevano macchine, cemento, ferro, persone. Mentre andavo giù ho urlato due parole: sono morto”.

Kucera aveva raccontato di non aver mai perso i sensi e di aver pensato, per un attimo,  che stava sognando:
“Ho chiamato aiuto, ho messo fuori un braccio per farmi vedere. Mi toccavo per convincermi di essere ancora in questo mondo. Quando ho capito di avercela fatta ho avuto paura che succedesse qualcos’altro. Non conoscendo il posto non sapevo se sotto di me c’era un burrone, un buco, un fiume, se stavo per scivolare più sotto. Ero incastrato, per tirarmi fuori i soccorritori hanno dovuto tagliare un pezzo di camion. Io ero lì, fermo a faccia in su, con vista su quel camion fermo a un metro dal baratro”.

Una tragedia impossibile da dimenticare: “Ci penso sempre, soprattutto quando mi capita di passare su un ponte. Ho ripreso a lavorare e l’altro giorno ero in Germania sul mio nuovo camion quando mi sono ritrovato in coda proprio su un ponte piuttosto alto. Ero assalito dall’ansia, sono stato sul punto di scendere, mollare lì il camion e scappare via”.

Dopo la tragedia, Kucera ha cercato su Internet le immagini del disastro:
“Ho visto quello che è rimasto del mio camion, una scatolina piccolissima, con le bobine di carta bianca srotolate sul fiume. Di recente ho visto anche un filmato della polizia che mostra proprio il crollo, con il mio camion che viene giù. Se penso che io ero là dentro…”.

Kucera ha anche ammesso di avere smesso di fumare: "Fumavo 40 sigarette al giorno da quando avevo 18 anni. Guardi qui (mostra la fotografia di un ciucciotto d’argento). Me lo ha regalato la mia amata, quella della lettera. È per ricordarmi che sono appena rinato, compio un anno il 14 agosto alle 11.36. E, a proposito: sul mio nuovo camion ho fatto scrivere la data e il luogo di ri-nascita. Genova 14.8.2018”.

 

Ma torniamo al processo di Genova, fra i testi ascoltati oggi Paola Suriano che quella mattina era in auto con il compagno Loris De Palo e il figlioletto: "Quando siamo arrivati all'altezza dell'Amiu è diventato tutto grigio, poi abbiamo sentito un boato e il pilone accanto a noi si è sbriciolato ed è venuto giù. Ho visto le macchine cadere. Ho avuto una crisi isterica e mi hanno ricoverata al Villa Scassi, sono stata due anni in cura".

Il marito, Loris De Palo, invece ha detto: "I detriti sono finiti sul cofano della macchina, ho avuto la prontezza di fare retromarcia ma dopo il crollo ovviamente. Non scorderò mai quello che ho visto".

Fabio Ventrice, dipendente Amiu, invece ha raccontato: "Quel giorno avevo appena terminato il mio turno di raccolta della plastica avevo parcheggiato il mezzo accanto al pilone del ponte nell'isola ecologica. Ho sentito un boato, forse un tuono, poi altri due boati come fosse un terremoto. Sono rimasto imprigionato nella cabina del mezzo, poi sono riuscito a uscire strisciando all'indietro. Sono rimasto in infortunio per un anno e per lo stesso tempo ho assunto psicofarmaci e fatto psicoterapia per gli attacchi di panico e l'ansia".

L'altro dipendente di Amiu ascoltato, Dario Sciotto, che visto crollare il ponte ha aggiunto invece che "da tempo dal Morandi cadevano calcinacci e anche grondaie, per questo per proteggere auto e passanti era stata installata una rete".

Interrogato anche l'abitante polacco Irena Bottaro, che ha visto crollare il ponte dalla sua finestra di casa in via Porro mentre stava per partire per le vacanze per Cracovia con il marito:  "Ho sentito un tuono, diverso dal solito, noi eravamo a cento metri dal Morandi, non so perchè ma ho subito pensato al ponte e l'ho detto a mio marito, lui mi ha guardato come se fossi matta, poi dalla finestra, subito c'era nebbia e non si vedeva, poi visto parte crollata, eravamo scioccati, abbiamo chiamato mio suocero che doveva venire da noi per assicurarci che non fosse rimasto sotto il ponte, avevamo le valige pronte e così siamo partiti. Mio marito però è tornato a Genova prima, poi abbiamo dovuto cambiare casa, ma c'è rimasta ansia, insonnia e tristezza e io ho preso dei farmaci naturali".

 

 

 

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