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Dal servo encomio al codardo oltraggio. A parte rare eccezioni, è questo l’atteggiamento che ha marcato le reazioni al terremoto giudiziario che ha travolto il governatore Giovanni Toti più altre figure apicali della nomenklatura locale, dall’ex capo dell’Autorità Portuale Emilio Signorini all’imprenditore Aldo Spinelli.

Non avevo alcuna voglia di scrivere dell’argomento. Poi, però, ho letto le affermazioni di chi faceva la coda per cinque minuti di incontro con Toti. Con l’obiettivo di chiedergli la qualunque. Oh, non lo conosce più nessuno! Oppure ne prende le distanze dopo aver tentato l’impossibile, invece, per stargli vicino.

Com’è forse noto, dal suo pensiero mi divide quasi tutto, epperò credo che il consigliere regionale di minoranza Ferruccio Sansa, avversario di Toti alle ultime elezioni, sia tra i pochissimi che oggi hanno il diritto di dire che lui quel sistema lo aveva combattuto e denunciato a più riprese. Ha reagito, peraltro, con una sobrietà che gli fa onore, quando potrebbe invece impalcarsi nel nome “dell’io l’avevo detto”.

Ma gli altri? Sansa ha rappresentato un’eccezione, mentre tutt’intorno nessuno – informazione compresa ed io mi ci metto per primo – ha eccepito che il governatore stava strabordando. Orrori provocati dagli errori. Guardate, importa poco, almeno per il mio ragionamento, che Toti sia colpevole o non colpevole dei reati che la magistratura gli contesta. Ciò che interessa è che la logica dell’uomo solo al comando non funziona se si ha l’ambizione di continuare a vivere in una democrazia.

Personalmente ho sostenuto l’idea del terzo mandato per Regioni e Comuni, e non ho visto così male lo snellimento di alcune procedure per gli appalti e le concessioni. Ho sbagliato. Abbiamo sbagliato, visto che in molti, moltissimi la pensavano allo stesso modo.

Orla politica ha bisogno di un sussulto d’orgoglio davanti al “caso Toti” e certamente non servono l’inseguimento di responsabilità da parte delle toghe (giustizia a orologeria e via andando) o affermazioni che hanno solo l’obiettivo di un consenso a breve. Si polemizza perché Giorgia Meloni finora ha taciuto? Io dico meno male.

Poi, certo, la vicenda del governatore ligure ha fatto e fa rumore, perché la stragrande maggioranza delle persone non se l’aspettava. Come questa storia dei dati truccati sul Covid per avere più vaccini: essere quasi morti di paura se non c’era bisogno non credo possa far piacere e non ci si venga a dire che il fine poteva essere nobile. Comunque, ed eventualmente per essere garantista, non si fa. Vedremo.

Anche i pranzi in barca con Spinelli erano derubricati a gradevoli momenti di svago, sebbene o scio Aldo sia un cagnaccio sempre dedito a rosicchiare l’osso. Faceva il paio con i raduni per le partite a scopone delle legislature in cui a dominare su Genova e sulla Liguria era il centrosinistra. Ora, leggendo le carte dell’inchiesta, e solo immaginando ciò che non conosciamo, sappiamo che le cose non stavano propriamente così.

Una cosa, però, è correttamente ricredersi su alcuni aspetti politici, altro far finta di non aver mai conosciuto Toti. Oppure affermare di aver sempre dubitato di lui: ma soltanto adesso, dopo che è stato messo ai domiciliari.

Il Guardasigilli Carlo Nordio non è che le abbia indovinate tutte, nelle sue esternazioni sulla vicenda. Però una l’ha detta assolutamente giusta: sarebbe una aberrazione che Toti dovesse dimostrare la propria innocenza, e non già la magistratura provare la sua colpevolezza. Reo o non reo, tuttavia, fa abbastanza schifo chi nei confronti del governatore è rapidamente passato dal servo encomio al codardo oltraggio. Ma tant’è: avanti il prossimo.