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Ho scelto il pesce d’aprile per raccontarvi di un sogno che porto nel cuore da anni, quello di dare vita a un luogo per i ragazzi che dica di sì all’incontro, alla musica, alla spontaneità e, conseguentemente, dica no alla cultura dello sballarsi che produce isolamento e omologazione.

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L’eccesso, a partire da quello ricercato dall’uso e dall’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, è sempre e solo un danno per se stessi e per gli altri. Oggi è la normalità ad essere divenuta “eccezionalità”: nel frastuono delle mille sovra-sollecitazioni quotidiane si è perso il senso e l’importanza del vivere vero e reale, senza finzione e senza maschere, senza sentire il bisogno di ricorrere a presunti supporti artificiali.

Stupirsi più che stordirsi, ballare con la musica più che ballare con la vita. Molte volte ne ho parlato con gli educatori e i miei confratelli sacerdoti e chissà che un giorno, lo scherzo, non diventi realtà.